E se l’Isola resta senza voli AirOne (dal primo ottobre prossimo)? Chissenefrega.
Ma davvero non interessa a nessuno la questione?
A leggere il buon pezzo di Tony Zermo su La Sicilia, pare proprio di sì.
Eppure è una questione grave, e nota. Riassumiamo?
Grazie alla nuova strategia Alitalia-Etihad, dal prossimo 1° ottobre AirOne ha deciso non solo di chiudere la propria sede di Catania ma anche di cancellare i “voli diretti per Monaco, Mosca, Berlino, Amsterdam, Parigi, San Pietroburgo, Dusseldorf, Praga. È rimasta Londra, assorbita da Alitalia, ma con una sola cadenza, quella del sabato. Per i nazionali sono stati cancellati Bologna, Torino, Venezia, Verona. C’è ancora il Pisa assorbito da Alitalia. Restano Roma e Milano operati da Alitalia.
In sostanza il più importante scalo meridionale, Catania Fontanarossa, subirà forzatamente una contrazione in attesa che il vuoto lasciato da AirOne venga riempito dalle low cost”, (forse non da subito, ma dall’estate prossima, a cominciare dalla Finnair).
Tra l’altro, nello scalo catanese c’era una base di AirOne, il che “vuol dire che gli aerei ‘dormivano’ a Catania da dove ripartivano la mattina presto per le varie tratte: senza questa base ci potranno essere ritardi operativi, che interessano anche 41 hostess e steward catanesi facenti parte del personale di cabina e il cui posto di lavoro è un rebus”.
Oh, bene. Anzi, male. Ricostruita la questione, la domanda è semplice: com’è possibile che tutto ciò avvenga senza che nessuno protesti, alzi la voce e il dito e dica: “no”. In realtà, una voce dell’assessore regionale al Turismo Michela Stancheris che, prendendo come spunto lo sbarco siciliano all’Expo, ha scritto al premier Matteo Renzi. Tutto attorno, il silenzio. Perché, come scrive Zermo: “Il governatore Crocetta è alle prese con gli avversari interni del Pd; il sindaco di Catania Enzo Bianco è a Istanbul assieme al cantautore Franco Battiato; il sindaco di Palermo Leoluca Orlando agisce per i fatti suoi”.
Insomma: nonostante questa in “terra impareggiabile” manchino treni veloci, autostrade e strade statali da… terzo millennio che colleghino le province e i territori, pare che di fronte all’addio di importanti voli da e per l’Isola nessuno possa o voglia far nulla.
E sì che quest’Isola vanta ben sei siti Unesco (su 17 di tutto il Sud, un ottavo del patrimonio nazionale) da cui ricava un trentunesimo dei soldi del turismo straniero.
E sì che tutti da queste parti (politici in testa) si dicono stufi che la loro (nostra) terra venga continuamente considerata “periferia sfigata dell’Impero”.
E sì che dovremmo, prima o poi, smetterla di non reagire di fronte al già abissale gap che soffriamo nei confronti del Nord (d’Italia e d’Europa).
E sì che sono anni (decenni) che tutti si riempiono la bocca sulle possibilità turistiche del Sud e della Sicilia in particolare.
Domanda: ma non sarà che rendendola più facilmente raggiungibile, anche la nostra amata Isola potrebbe finalmente dare concretezza alle enormi potenzialità turistiche che ogni anni si manifestano e ogni giorno si sprecano, con il solito contorno proclami, promesse, bla bla?
Altra domanda: messi come siamo, con la velocità da carretto che abbiamo, c’è da stupirsi se, a parità di chilometraggio delle coste, i turisti che preferiscono le Baleari sono undici volte di più dei turisti che prenotano una vacanza in Sicilia?