Un milione di euro per danni non patrimoniali.
È l’esorbitante richiesta che il Donnafugata Resort chiede al Comune di Ragusa nell’ambito di un provvedimento di Palazzo dell’Aquila sul cosiddetto “Caso Randello”.
La società titolare del prestigioso resort si è rivolta al Tar nel mese di agosto, ma il ricorso è stato inserito in ruolo il primo settembre.
Nell’atto presentato ai giudici amministrativi si chiede che venga annullata la determina dirigenziale con la quale il responsabile del quarto settore del Comune disponeva “la sospensione immediata dei lavori ed il ripristino dello stato dei luoghi entro 15 giorni, nelle modalità da concertare con gli uffici competenti”.
L’atto del dirigente è dell’11 giugno scorso. Non c’è una richiesta di sospensiva da parte della società. La richiesta di una consistente somma sarebbe legata, invece, a un presunto danno d’immagine che il Donnafugata Resort avrebbe subito in seguito alla diffusione della notizia relativa alla sospensione dei lavori, sospensione ordinata dal Comune due giorni dopo il sopralluogo dei vigili urbani.
Sabato 6 settembre, di mattina, intanto, i carabinieri, dando esecuzione ad un provvedimento della Procura, hanno posto i sigilli nell’area. Tre, al momento, le persone che risultano iscritte nel registro degli indagati.
E questo è un comunicato sulla questione, giunto da Palazzo dell’Aquila:
La Giunta Municipale ha deliberato di resistere in giudizio nel ricorso presentato avanti al TAR Catania dalla società Donnafugata Resort che ha chiesto l’annullamento dell’ordinanza di sospensione dei lavori di una pedana in legno sulla spiaggia di Randello. Contestualmente la società con lo stesso ricorso ha chiesto al Comune una somma pari ad un milione di euro quale risarcimento danni derivanti dall’attività del Comune che ha comportato la rimozione ed il ripristino dei luoghi.