Dopo i casi di Michele Serra, Claudio Magris e Fabio Fazio, anche il papà del Commissario Montalbano si ribella contro chi si spaccia per lui su Twitter e Facebook.
Lo sfogo dello scrittore siciliano è stato raccolto dall’Ansa e da Repubblica:
Anche Andrea Camilleri ha detto basta. Il padre del Commissario Montalbano ha fatto sapere di aver presentato una denuncia alla Polizia Postale nei confronti della persona che si spaccia per lui e gestisce uno degli account “Andrea Camilleri” di Facebook. “Non ho un profilo, non ho un sito e non sono in internet” ha detto lo scrittore all’Ansa. “Qualcuno, non so chi, ha un account a mio nome da almeno otto mesi”. Del resto, l’unico sito legato a Camilleri e da lui in parte autorizzato è Vigata.org: “Esiste da anni, è organizzato da terze persone, so chi sono e si tratta di persone serie”.
Diverso il caso delle varie pagine “Andrea Camilleri. Autore” di Facebook che in totale hanno già decine di migliaia “mi piace”. “È un fenomeno curioso, singolare” ha commentato lo scrittore “non sai come difenderti, poi capita di dire alle persone che quel profilo non è il mio, ma non ti credono”. E la denuncia? “Dicono che bisogna ottenere la liberatoria dagli Stati Uniti per agire”.Ovviamente, quello di Camilleri non è l’unico caso di persone famose che lamentano di essere rappresentate online da ignoti, come hanno già fatto due intellettuali come Michele Serra e Claudio Magris, ma anche presentatori come Fabio Fazio. Il più delle volte, si tratta di fan dei personaggi famosi che aprono pagine o account a loro nome e senza autorizzazione.
Altre volte, di veri e propri impostori, che provocano non pochi danni alla loro immagine. Un altro grave problema, poi, è che un gran numero di persone e utenti, ignari della non autenticità dei profili su Twitter e Facebook che stanno consultando, credono di avere un contatto diretto con i loro idoli, cantanti o scrittori preferiti. E il risultato oscilla in un limbo tra comico e soprattutto tragico.
Secondo le ultime stime, un account Twitter su dieci è falso o è “fantasma”. Media che aumenta vertiginosamente nel caso dei personaggi famosi. Più o meno lo stesso accade su Facebook, dove, secondo il quotidiano The Telegraph, almeno 100 milioni sono i falsi utenti, ‘fake’ virtuali che in realtà sono soltanto dei semplici ‘bot’ informatici, cloni e zombie della Rete che ingrossano in maniera artificiale la base di presunti membri del social network.
Per capire l’entità del problema, secondo il New York Times, il solo business dei falsi account su Twitter si aggira intorno ai 300 milioni di euro.
E questo spaventa soprattutto gli inserzionisti, che si ritrovano un bacino di utenza molto più ristretto di quanto immaginato. In genere, si può chiedere direttamente al social network di rimuovere il profilo “impostore”.
Ma in caso di ipotesi di reato più grave, come la diffamazione, ci si può rivolgere alla polizia postale. Come ha fatto Camilleri.