La tassa di soggiorno “odiata” ma utile. Introiti in aumento in Sicilia

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L’esempio di Modica, dove l’Amministrazione comunale – a partire da maggio 2013 – ha partecipato alla costituzione di un Consorzio degli operatori turistici e ha stabilito di destinarvi il 90% degli introiti della tassa di soggiorno, è in teoria, uno dei più virtuosi a livello regionale e nazionale in termini di modalità di applicazione e di impiego di una nuova imposta che però fatica a essere digerita non solo dai turisti, ma anche dagli albergatori che devono richiederla.

Anche nella Città della Contea l’Amministrazione è stata costretta a mettere la Polizia Municipale a lavoro per fare i controlli incrociati tra le presenze registrate e gli importi versati, dato che si hanno buoni motivi di sospettare un’ampia fetta di evasione. Un’evasione che in questo caso gli albergatori giustificano nascondendosi dietro una presunta mancanza di servizi.

A livello regionale e nazionale, tuttavia, i dati sono incoraggianti.
E dicono che quest’anno si prevede un aumento degli introiti del +32,9%: dai 287 milioni 350 mila euro dell’anno 2013 ai circa 382 milioni dell’anno in corso. Il dato è collegato al fatto che ad agosto di quest’anno l’imposta di soggiorno è in vigore in 649 Comuni, ben 149 in più rispetto a dicembre dello scorso anno (+29,8%).
Diciamo incoraggianti perché è proprio grazie al reinvestimento del gettito di questa imposta che si potranno avere quei servizi di cui gli albergatori, limitandosi al consueto lamento siciliano, denunciano la mancanza.

Non sarà un caso se i dati in possesso delle società alberghiere dicono che, a circa tre anni dalla sua introduzione la quota degli italiani “contrari” è scesa dal 79,6% dello scorso anno, all’attuale 56%. Tra questi, il 25,3% la reputa “odiosa, inutile, un abuso e una truffa legalizzata” (era il 31,1% lo scorso anno).
Per il 4% “deprime il turismo”, mentre secondo il 4,1% si tratta di “un’altra tassa sulla testa degli italiani” (era il 16,3% lo scorso anno).
Per il 9,9% rappresenta addirittura un “deterrente nella scelta del luogo di vacanza” (era il 15,7% lo scorso anno). Il 23,9% è invece convinto che “la sua applicazione non viene utilizzata per fini turistici: non si vede nulla di nuovo” e il dato era appena all’11,7% lo scorso anno. Per il 4,4% la tassa “è inopportuna” e per il 20,2% “dovrebbe essere inserita nel prezzo della camera”.