“Ma l’aeroporto di Comiso (e quindi il Sud Est) è appetibile oppure no?”

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Potrebbe risultare assurda, ma è la domanda che circola da giorni in rete: l’aeroporto di Comiso e, più in generale, questo lembo meraviglioso di Sicilia orientale, è appetibile oppure no?

L’interrogativo se lo è posto il più grosso gruppo di Fb sostenitore dell’aeroporto. Secondo gli amministratori di FLY COMISO: “Analizzando la situazione da più punti di vista non possiamo non dare una risposta positiva a questa risposta, ma da altri, sembra assurdo, la risposta potrebbe non piacerci. Si perché, nonostante i 250 mila passeggeri transitati dal 2013 ad oggi dall’aeroporto di Comiso, nonostante l’enorme attrattiva rappresentata dai cosiddetti “Luoghi di Montalbano”, dai paesi e paesaggi meravigliosi che da tante parti d’Italia vengono invidiati e tanto altro, le compagnie aeree invece, non investendo proprio sul “Pio La Torre” dimostrano che non basta tutto ciò di cui abbiamo parlato. Bisognerebbe chiedersi però se davvero è questa la risposta negativa alla nostra domanda e di conseguenza porne un’altra, forse più importante: perché le compagnie non vengono ad investire a Comiso”?

L’Aeroporto degli Iblei – sempre secondo gli amministratori del gruppo social, che oggi vanta più di 8mila iscritti – ha infatti dimostrato già dall’inverno 2013, dalla primavera 2014 e, naturalmente, dall’Estate 2014, il suo enorme valore. È stato di prezioso aiuto alle compagnie, come Alitalia ed Airone o la stessa Ryanair, che in caso di emergenza a Catania (e non solo relativa all’Etna) hanno dirottato i propri velivoli proprio a Comiso risparmiando enormemente sui vari costi intrinseci ad un dirottamento.

Ha registrato, come pocanzi detto, 250 mila passeggeri dal 2013 ad oggi con una media di oltre mille passeggeri al giorno con soltanto 9 rotte di linea e vari charter (140 previsti dall’inizio dell’estate a ottobre), operati per la stragrande maggioranza solo il venerdi ed il sabato di ogni settimana.
“Ma forse queste cifre sono considerate briciole agli occhi di grandi colossi come Easyjet, Wizzair, Vueling o Volotea o ancora Meridiana, anche se dovrebbero spiegare, con dati alla mano, quale aeroporto aperto da poco più di un anno ha registrato, in Italia, numeri di questo tipo”.
O dovrebbero spiegare come mai, l’unico aeroporto aperto dal dopoguerra ad oggi, dopo un anno, ha visto transitare 250 mila utenti che ne hanno descritto la bellezza e l’utilità. La cosa non ci convince. Potrebbe forse essere che chi è responsabile delle Società di Gestione dell’Aeroporto di Comiso e ancor di più di quella di Catania (che, giusto per ricordarlo, è socio di maggioranza di quella di Comiso) non riesce, per i più svariati motivi sui quali certamente non possiamo metter bocca, a concludere con varie compagnie?

Perché è evidente che qualcosa non quadra: Catania, scalo di enorme interesse, con un feedback positivo negli anni e con una efficienza lodevole, ha chiuso nei mesi passati importantissimi accordi con più compagnie (non ultima Vueling e Turkish Airlines) enel frattempo ha perso Blue Panorama e sta perdendo Meridiana.
Comiso, invece, da buon “aeroporto turistico”, quale è stato definito, si deve accontentare dei charter e null’altro deve essere chiesto, anzi. Naturalmente, considerando che alcuni grossi aeroporti che oggi contano milioni di passeggeri, non hanno mai visto un charter, oseremmo dire che a Comiso le cose vanno alla grande, ma d’altro canto, le rotte di linea restano sempre nove e la richiesta di nuovi collegamenti che certamente verrebbero usati, come lo sono stati i primi, non può e non deve cadere nel nulla.

“L’obiettivo di So.A.Co è il pareggio di bilancio al raggiungimento dei 500 – 600 mila passeggeri in un anno, limite che deve essere superato per reggere sulle proprie gambe nel mercato. Il 2014 ha visto transitare, dal 1 gennaio a oggi, oltre 184 mila passeggeri, e per arrivare a 300 mila al 31 dicembre, ne mancano ancora 116 mila, che non sono molti, ma i mesi sono invernali e, come accade ovunque, la richiesta subirà una flessione negativa, anche se speriamo, non eccessivamente.
La risposte, come detto, non ci è dato averle e darle, ma la speranza che non sia il nostro territorio ad esser divenuto d’un tratto poco appetibile, proprio non vuol morire”.