Una vera e propria icona dello storia dello sport mondiale è in questi giorni in vacanza a Marina di Modica.
Un simbolo e un vanto, per l’Unione Sovietica che non c’è più, di uno sport nostalgico, pieno di valori. Dove gli uomini contavano più degli sponsor e la globalizzazione non ci aveva ancora fatti uniformare ad un modello imposto e standardizzato.
Parliamo di Viktor Sanayev, 69 anni magnificamente portati. Il suo nome è stato sinonimo di salto triplo tra la fine degli anni 60, gli anni 70 e l’alba degli 80. Un “triplista” magnifico Sanayev: per struttura, per tecnica e per continuità. Rimasto ineguagliato per i tre titoli olimpici, consecutivi: nel 1968 a Città del Messico, nel 1972 a Monaco di Baviera, nel 1976 a Montreal; vinse poi la medaglia d’argento nel 1980 a Mosca.
Fu inoltre per otto volte campione sovietico, due volte campione d’Europa e tre volte primatista del mondo. Disputò una gara davvero indimenticabile a Città del Messico, dove una serie di grandi prestazioni e rapidi avvicendamenti nella conquista del record mondiale videro protagonisti l’italiano Giuseppe Gentile, il brasiliano Nelson Prudencio e appunto Saneyev che concluse la prova con la misura vittoriosa di 17,39 m. Nel 1972 portò il record a 17,44 m nel corso di un meeting nella sua città natale.
Alla caduta dell’URSS, Sanayev emigrò in Australia dove vive, ancora, con la famiglia.
A portarlo a Marina di Modica il suo grande amico Ottavio Arancio, medico originario di Rosolini ma da anni trapiantato a New York. Noi di Ragusah24.it lo abbiamo incontrato e gli abbiamo fatto queste domande.
Sanayev, un mito dello sport come lei cosa fa a quasi 70 anni in Australia?
A Sidney si sta benissimo, la mia famiglia non la cambierebbe per niente al mondo. Occupo le mie giornate insegnando sport ai più piccoli e questo mi riempie di soddisfazione. Io sono andato via dalla Georgia durante la guerra civile perché era davvero pericoloso rimanere e ho scelto l’Australia dove mi avevano chiamato per fare l’allenatore.
Qual è stata, tra le quattro medaglie olimpiche, quella più bella, che le ha dato più soddisfazioni?
Indubbiamente quella di Città del Messico 1968. Fu una gara fantastica, volevamo come le farfalle anche grazie all’aria rarefatta della capitale messicana. Non ricordo nella storia delle Olimpiadi un’altra gara in cui viene battuto per cinque volte consecutive il record mondiale. Invece io, Gentile e Prudencio abbiamo dato spettacolo. Giovanni Gentile è stato negli anni il mio rivale più difficile.
La sua medaglia più facile?
Non esiste una medaglia olimpica più facile delle altre. Per raggiungerle c’è un lavoro incredibile e quindi sarebbe ingiusto parlare di facilità.
Il giorno dopo il suo record mondiale a Città del Messico, l’Olimpiade regalò alla storia dello sport un’altra impresa. Quella dell’americano Bob Beamon che, nel lungo, saltò 8 metri e 90 e centrò un record rimasto imbattuto fino al 1991.
Ricordo perfettamente quel salto. Io ero seduto a bordo pista che mi godevo lo spettacolo dopo le fatiche del giorno prima. Ero un grande tifoso di Beamon. Come dimenticare la sua espressione quando si accorse dell’impresa che aveva realizzato? Aveva migliorato di ben 55 cm il record mondiale in un sol colpo, pazzesco.
Nel 1972 l’Olimpiade di Monaco, impossibile non ricordare il massacro degli 11 atleti israeliani presi in ostaggio dai Feddayn palestinesi all’interno della loro palazzina nel villaggio olimpico. I sovietici alloggiavano nell’edificio accanto. Cosa ricorda Saneyev di quella tragica notte?
Non riuscivo a prendere sonno ancora prima che tutto accadesse. A un tratto sentimmo degli spari, le urla e confusione ovunque. Ci affacciamo dal balcone e vediamo i terroristi con il passamontagna che irrompono nelle stanze degli atleti. Potete immaginare quanta paura in quei momenti. Una delle pagine più nere nella storia dello sport.
Nel 1980 le Olimpiadi “dimezzate” di Mosca per la rinuncia degli Stati Uniti videro due sovietici contendersi l’oro, Saneyev a caccia del quarto consecutivo e l’estone Jaak Uudmae, più giovane di lui di quasi 10 anni. Tra di loro il terzo incomodo, il brasiliano João Carlos de Oliveira, soprannominato João do Pulo dai suoi connazionali (dal portoghese si potrebbe tradurre come Joao il Saltatore), che ai Giochi Panamericani di Città del Messico del 1975 aveva realizzato il record mondiale con la misura di 17,89 metri.
Uudmäe riuscì a portarsi al comando con la misura di 17,35 metri. I settantamila spettatori presenti allo Stadio Lenin (oggi Stadio Luzhniki), però, non sfoderarono troppo entusiasmo. All’attaccamento alla bandiera sovietica avevano anteposto il tifo per il loro campione più suggestivo, il georgiano (ma originario della russofona Abkhazia) Viktor Saneyev. João de Oliveira, alla quinta prova saltò leggero come un cerbiatto. E quando atterrò sulla sabbia, sembrò avere superato la linea dei diciotto metri. Nessun uomo si era mai inoltrato così lontano. Gli arbitri però, incredibilmente sovietici come gli altri due atleti in gara per l’oro, giudicarono nullo il salto del brasiliano senza un’apparente ragione.
Alla fine vinse l’estone, secondo Saneyev e terzo il brasiliano che sul podio strinse la mano cavallerescamente ai due prima di mettersi a piangere per la disperazione…
Di quella gara ricordo solo che fui molto sfortunato. Per pochissimi centimetri non centrai la quarta medaglia d’oro consecutiva. Di tutto il resto non mi interessa, certo fu una gara molto particolare.
Perché oggi non ci sono in Russia atleti del suo livello?
Oggi ci sono buoni atleti ma non campioni. E la ragione è semplice. Dal crollo dell’Unione Sovietica, i ragazzi hanno conosciuto molte distrazioni. Oggi pensano ad andare a ballare, a usare i social network, a fare shopping. Lo sport viene messo sempre in secondo piano. Facendo così i risultati, quelli importanti, non potranno mai arrivare. Ai miei tempi era diverso. Pensavamo solo ad allenarci, attraverso lo sport potevamo avere un riscatto delle nostre vite. Non ci pesavano i sacrifici o le rinunce e i risultati si vedevano.
Prima di congedarci Viktor Saneyev lancia il suo saluto: “Ringrazio tutti i modicani per l’accoglienza ricevuta e voglio sottolineare la bontà del vostro cibo e la spettacolarità dei vostri paesaggi notturni. Tornerò sicuramente”.