Centro storico o centro plastico? Ecco gli effetti della deregulation modicana

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La guerra all’ultimo tavolo continua. C’è un pezzo di centro storico, il tratto di Corso Umberto compreso tra la Chiesa di San Pietro e piazza Monumento, in cui la vita è diventata davvero difficile per i pedoni che non sono interessati a sostare ai tavoli dei molti esercizi pubblici, bar e ristoranti che si affacciano su questi marciapiedi.
Gli ultimi arrivati, in ordine di tempo, sono i tavoli e le sedie al servizio di una pizzeria di nuova apertura nei bassi di un antico palazzo che ospita un hotel. Non essendoci sufficientemente spazio nel tratto antistante l’ingresso del locale, tavoli e sedie ora occupano il suolo pubblico antistante i bassi di Palazzo della Cultura, entro un recinto di piante ornamentali. Anche in questo caso, insomma, sembrano tutt’altro che rispettate le previsioni delle ultime linee guida sull’installazione di “strutture leggere” in centro storico, che, pur essendo molto permissive, prescrivono testualmente che le opere siano da “collocare nell’area immediatamente antistante il prospetto del locale di proprietà e non oltre la sua lunghezza”. Inoltre tavoli e sedie, rigorosamente di plastica, anche nelle ore diurne, quando la pizzeria è chiusa, vengono lasciati accatastati di fianco al marciapiede.
Insomma, il megadehors al servizio di tre diversi esercizi sorto dall’altra parte della strada ormai più di un mese e mezzo fa, che ha fatto da “apripista” a questa vera e propria “invasione” del suolo pubblico, pur avendo suscitato clamore per le sue dimensioni (che hanno sottratto più di dieci parcheggi a pagamento, “recuperati” dal Comune in via Marchesa Tedeschi, laddove prima gli stalli erano tutti bianchi), si presenta quantomeno il più adeguato a stare in un centro storico, sia per lo stile, sia perché sin da subito è stato realizzato in modo da lasciare libera una passerella per i pedoni.
Poco dopo è sorto, di fronte a Palazzo Grimaldi, il dehors recintato con i blocchetti in pietra e anche un altro, poco più avanti rispetto alla Chiesa di San Pietro, nel quale per diverse settimane non è stata nemmeno lasciata la passerella pedonale. E a complicare la gimkana dei pedoni ci sono, naturalmente, anche i tavoli degli esercizi che occupano il suolo da anni, ancor prima di questa “liberalizzazione”.