Toti è un adorabile quindicenne con la sfortuna di soffrire sin da piccolo di una psicosi che è andata peggiorando col tempo, ma anche la ben più grande fortuna di avere una madre coraggiosa e generosa, pronta a cambiare la storia della sua vita per garantire un futuro al suo ragazzo. Muni Sigona, modicana (anche se da molti anni abita e lavora a Trecastagni) ha in testa il progetto di un “albergo etico”, a cui vuole dar vita trasformando radicalmente la maison de charme, che da oltre vent’anni gestisce grazie alla ristrutturazione dell’antica casa padronale della sua famiglia in contrada San Filippo. “Si chiamerà la casa di Toti”, annuncia oggi, con un una nuova grande speranza: quella che le deriva dal fatto che la storia del suo “figlio speciale” sia stata selezionata tra le otto finaliste (su 241 partecipanti) del concorso “Nati per proteggere”, indetto dalla compagnia di assicurazioni Axa per dare visibilità a piccoli-grandi gesti di utilità sociale e raccontare storie vere di quella “protezione” intesa come istinto innato, valore positivo, gesto di generosità e altruismo che merita, appunto, di essere premiato. “Quando ho sentito di questo concorso in televisione – racconta Muni Sigona – è stata proprio quella parola che mi ha colpito: proteggere. Ho scritto la storia di Toti direttamente dal cellulare e l’ho inviata, senza immaginare cosa sarebbe potuto succedere”. E quello che è successo è che la giuria tecnica di “Nati per proteggere” ha selezionato questa storia insieme alle altre sette (un’altra delle quali viene da molto vicino a noi, dalla provincia di Siracusa) che avranno accesso alla fase finale. Adesso sarà lo stesso staff del concorso a venire a Modica per realizzare un video attraverso cui raccontare al meglio l’avventura quotidiana di Toti e della sua mamma: dal 23 settembre al 24 ottobre le video-storie saranno caricate sul sito web di natiperproteggere.it e alla fine la più votata dagli utenti e la più apprezzata dalla giuria conquisterà il premio di 50 mila euro.
“A questo punto conto molto sulla solidarietà di questa terra”, confessa, fiduciosa, mamma Muni: “E devo dire che questo progetto ha già conquistato il cuore di molti, primi fra tutti i medici dell’Asp con cui ne ho parlato. Nel caso dovessimo vincere il premio, inizierei subito i lavori per costruire questa comunità ‘block house’ in un campetto di calcio non più in uso adiacente alla villa e per il quale ho già chiesto al Comune di Modica un cambio di destinazione d’uso. Infatti i nostri ragazzi speciali dovrebbero alloggiare lì: un grande salone, quattro camere doppie con bagni, una cucina. Poi accanto una bella piscina per loro. Il premio basterebbe per iniziare i lavori, ma continueremo a cercare fondi per portare avanti questo progetto innovativo, una vera e propria start up per il futuro di giovani ragazzi, disabili psichici, che attualmente sembrano invece destinati a essere emarginati dal mondo del lavoro e dalla società. Credo in una clientela sensibile proveniente da tutto il mondo, già consolidata visto che la nostra Villa lavora da anni. Tra vent’anni – continua Sigona – immagino che qui, nella tenuta di San Filippo, possa esserci una comunità di ragazzi speciali, assistiti da personale specializzato: educatori, tutor e personale medico. Un albergo etico, appunto, attivo tutto l’anno, con servizi innovativi: penso a un orto biologico, una vigna con produzione di vino locale, una fattoria didattica e tutte quelle attività alle quali i ragazzi possano partecipare attivamente, assistiti dai tutor. E immagino mio figlio Toti felice e orgoglioso di una famiglia che, con speranza e altruismo, sta rinunciando a una preziosa proprietà per regalare un futuro a lui e a ragazzi come lui“. Un’idea nata da un grande amore, quindi, e da un grande dolore: “Toti, sotto psicofarmaci, iperattivo, imprevedibile, instancabile, con poca autonomia. Così il mio bambino – racconta ancora la signora Sigona – si è dovuto allontanare per essere aiutato da personale specializzato e soprattutto amorevole. Tanti i progressi giorno dopo giorno, tante le lacrime: nostre, del fratello, degli educatori, ma soprattutto le sue, quando piangendo, ci diceva che avrebbe solo voluto poter stare a casa sua. Noi, la sua famiglia, non riusciamo a gestirlo e a contenerlo da soli. Per una madre e un padre ciò è contro natura. Per questo voglio creare un futuro per Toti e per i suoi amici, che non hanno nessuna colpa nell’essere diversi“.
[Fonte: La Sicilia]