Fine disquisizione estiva (non solo maschile): meglio il tanga o lo slip?

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Che nella vita ci vuole culo si sa, ma in estate questo diventa ancora più indispensabile soprattutto se si vuole fare la scelta di indossare il tanga.

Il tanga ti mette davanti alle tue responsabilità, è la prova del 9. Come le “rien ne va plus“, del crupier al casino. I giochi sono fatti, tutto quello che di buono, o di cattivo, abbiamo fatto in inverno viene fuori adesso, al sole, analizzato da tante lenti di ingrandimento.
C’è chi se ne frega altamente del giudizio della gente, e speriamo siano sempre di più.
C’è chi preferisce sottrarsi all’esame estivo e opta per improbabili spiagge isolate alla Robinson Crusoe e chi candidamente va incontro al proprio destino.

Tra le “coraggiose” distinguiamo due categorie.
Le prime della classe, quelle che hanno passato più tempo in palestra (o dal dietologo) che a dormire. E le ripetenti, quelle che ogni anno si impegnano ma puntualmente arrivate a giugno: “Ok per quest’anno è andata così, ma l’anno prossimo….”.
Vogliamo dedicare a queste ultime, che non devono mai perdere la speranza, questa “disquisizione filosofica” sui pregi e difetti di tanga e slip, le uniche due alternative possibili da quando non esiste più il costumone intero a strisce orizzontali di fantozziana memoria.

Per tirarcela un po’ da intellettuali da spiaggia, sappiate che il tanga affonda le proprie radici, manco a dirlo, in Brasile. Leggenda vuole che un’italo-brasiliana, tale Rose di Primo, avrebbe tagliuzzato il suo costume per farsi notare a una festa nella spiaggia di Ipanema, a Rio de Janeiro, nel 1972.
Il clamore ottenuto dall’esibizione della ragazza avrebbe avviato la diffusione del succinto indumento sulle spiagge del Brasile e quindi di tutto il mondo. (L’ultimo ad aver fatto un regalo così bello e gradito agli uomini era stato Mr. Morley, che nel 1867 aveva fondato il calcio moderno così come lo conosciamo).

L’uomo infatti ama il tanga a prescindere da chi lo indossa. Che sia Belen o che sia una balen, poco importa. Quelle due strisce di stoffa hanno il potere di ipnotizzare la sezione maschile della spiaggia. Poi che se ne parli bene o che se ne parli male poco importa. L’importante è che se ne parli.
Non ingannino i falsi moralisti che invocano multe salate per chi, a loro giudizio, non possiede i requisiti fondamentali per indossarlo. Anche loro un (pezzo di) occhio ce l’hanno buttato.
Il tanga, ancora più del perizoma perché una parte di mistero non ce la devono togliere, attira gli sguardi degli uomini e gli improperi delle donne. Gomitate, occhiatacce da Jack lo squartatore, minacce. Tutto all’ordine del giorno se la tua compagna incrocia il tuo sguardo in direzione di un lato B “targato”.
Hai voglia a distogliere lo sguardo, a provare a farti venire uno strabismo improvviso. La frase più carina che tu possa sentirti dire è: “Ora lo metto pure io e così vediamo”. Una catena di S.Antonio che si allarga sempre di più, un circolo vizioso che il voyeurismo di noi uomini contribuisce ad alimentare almeno quanto la voglia di esibizionismo delle donne.

Nonostante il successo planetario del tanga, uno dei pochi aspetti positivi della globalizzazione, lo slip tiene e mantiene il suo pubblico affezionato.
Non parliamo della mutandona ascellare della nonna, ma di una semplice mutandina, meglio ancora con maliziosi fiocchetti laterali. Lo slip ha attraversato, sotto vari formati e colori, le epoche. Trasversale, piace a destra e a sinistra, ai ricchi e ai poveri. È buono per ogni occasione.
Attenzione, però! Occorre classe anche per portare lo slip. Ne sanno qualcosa quelli della variante al maschile, costretti a consumare chili di cotone idrofilo per nascondere le piccole magagne di madre natura. Lo slip è però meno appariscente del tanga. Se per il brasiliano vale il discorso fatto prima, tutti lo notano bello o brutto che sia, per lo slip funziona diversamente. Se è uno slip di prima classe avrà lo stesso risultato del cugino più famoso d’oltre oceano. Anche in questo caso l’alone di mistero che può regalare contribuisce a creare capannelli di uomini che con la scusa del calcio mercato si lasciano andare a commenti liberatori, lontano dagli sguardi e soprattutto dalle orecchie delle proprie donne.

(A proposito, parentesi dedicata alla propria donna. Tutti noi vorremmo abbracciare in estate la religione musulmana per comprare loro un bel burquini, metà burqa e metà bikini, in modo da tenerle lontane dagli sguardi famelici degli altri uomini. Dei quali, si sa, non ci si può fidare. Ma sfortunatamente, e inspiegabilmente, non le troviamo mai d’accordo con la nostra scelta di fede).
Torniamo allo slip. Se di prima classe dunque, statene certi/e, verrà notato. Se comincia a comparire qualche imperfezione e la classe da prima diventa seconda o terza, verrà semplicemente ignorato, passerà così inosservato come un martedi autunnale. Nessuno ne avrà ricordi, né belli né brutti. Meglio di una divisa mimetica.

Consapevoli che la nostra “disquisizione accademica” possa aver attirato antipatie femministe e ci possa aver fatto attaccare adesivi di maschilismo imperante, in rispetto delle quote rosa, ecco una riflessione sull’argomento dell’amica e collega Maria Carmela Torchi: “Donne per favore, se non avete 16 anni e un lato B alla Belen (che non a caso si chiama lato B) usate il costume con lo slip a vita alta o bassa, con i laccetti o senza. Questo decidetelo voi in base al vostro fisico. Ma per favore il tanga lasciamolo stare a chi ha tutta la vita davanti e non a chi, è proprio il caso di dirlo, ha tutta la vita dietro! Un ultimo consiglio, se mi posso permettere. Prima di comprare un costume bisogna comprare uno specchio, potrà essere utile. Evitare però di comprare quello parlante stile strega di Biancaneve perché poi dovreste procurarvi pure i sette nani, una mela e, cosa ancora più difficile, il principe azzurro. Troppa fatica, solo per farvi dire che siete le più belle del reame.In fondo è solo un costume”.

Buona Estate.