Con lo Swatch giallo al polso e al collo l’inconfondibile papillon, il nuovo manager dell’Asp 7 Maurizio Aricò si è presentato oggi alla provincia di Ragusa mettendo subito in chiaro uno stile raffinato ma anche una personalità intransigente: quella del medico che non ha mai (finora) fatto il politico, ma che dimostra di conoscere bene il politichese e di non esitare a utilizzarlo. “Il mio nome vi somiglia a quello di Aliquò? Magari l’accento sulla ‘o’ testimonia discendenze di dominazioni francesi in Sicilia, che ci hanno lasciato anche una certa predisposizione alla buona amministrazione della sanità pubblica”, scherza con ironia sottile sin dalla prima battuta.
Cinquantanove anni compiuti da appena due giorni, Aricò ci tiene però a precisare che, a differenza del suo predecessore, lui è e resterà sempre innanzitutto un medico. Direttore del dipartimento di Oncoematologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria Meyer di Firenze fino a poco tempo fa, Aricò è uno dei più apprezzati pediatri e specialisti in onco-ematologia pediatrica a livello nazionale e non solo. È stato professore di pediatria presso l’Università di Pavia ed è noto per le sue pubblicazioni in materia scientifica, oltre che per le sue capacità di disegnare, implementare e condurre progetti di ricerca, tanto che ha svolto e svolge tuttora il ruolo di coordinatore nazionale e internazionale di protocolli di diagnosi, cura e ricerca nell’ambito della leucemia infantile
“Ho dichiarato la mia origine tecnica, ma – certo – sarei uno stolto se non riconoscessi che adesso ho cambiato mestiere e mi tocca affrontare un ruolo organizzativo tra il tecnico e il sociale“. Un ruolo, che ha accettato per un motivo che dice molto dell’Aricò-pensiero: “Credo fermamente nella sanità pubblica, che la sanità sia un obbligo del pubblico e che debba funzionare nelle strutture pubbliche: su questo, sono disposto in qualunque momento al contraddittorio con le associazioni che difendono gli interessi della sanità privata”.
Nelle parole del suo insediamento, cita più di una volta Matteo Renzi, a cui senz’altro lo accomuna la caratteristica che definisce come “un ottimismo inguaribile, ma non tanto da far perdere di vista il realismo”.
Anche quando parla del suo rapporto con la politica, lo fa scegliendo con cura le parole: “Politica e partiti non sono sinonimi: io non sono interessato all’attività partitica, ma devo tenere conto delle implicazioni sociali e quindi ovviamente politiche dell’azione che questo ruolo comporta. So che mi dovrò confrontare anche con l’attività partitica che si muove rispetto a queste stesse questioni, ma mi sento di raccogliere pienamente il mandato forte che ieri abbiamo ricevuto anche dal Presidente della Regione, il quale ci ha invitato a segnalare e denunciare subito eventuali inopportune ingerenze.
Questo vuol dire che l’amministrazione della sanità pubblica deve essere capace di prendere decisioni non necessariamente dipendenti dalla politica e che non siamo istituzionalmente disponibili a indirizzare le scelte verso interessi che dovessero essere eventualmente diversi da quelli collettivi“.