E se falegnami e fabbri provassero a rinnovare, anzi a rivoluzionare, in maniera digitale il proprio lavoro? Insomma, se provassero a diventare artigiani digitali?
Un’innovazione oggi possibile grazie alle stampanti 3D, quelle che costruiscono oggetti reali partendo da un disegno matematico CAD, al computer.
Ora. Come accade di frequente con nuove e sorprendenti tecnologie, capita che si sentano e leggano in giro cose fantasiose sulle stampanti 3D. Di fatto, la ricerca in questo futuristico settore punta alla stampa 3D di auto, protesi e addirittura organi umani partendo dalle cellule. Ed è indubbio che la stampa 3D offra opportunità inimmaginabili fino a pochi anni fa e possa portare a un cambiamento sensibile degli attuali processi industriali.
Tanto che, qualche anno fa, niente meno che l’Economist dedicò un editoriale all’argomento, parlando di una “terza rivoluzione industriale” resa possibile dal cambiamento nel modo di progettare e soprattutto di produrre le cose.
Ma come funziona una stampante 3D?
Per stampare un qualsiasi documento su un foglio di carta, le stampanti che ognuno ha a disposizione fanno muovere una testina avanti e indietro lungo un asse orizzontale, mentre il foglio sotto di essa scorre lentamente in avanti. La testina rilascia righe sottilissime di inchiostro che messe una sotto l’altra formano parole e immagini.
Una stampante 3D funziona più o meno allo stesso modo, ma invece di lavorare sulle due dimensioni del foglio, si muove lungo tre assi e sovrappone tra loro diversi strati di materiale, di solito particolari plastiche. E invece dell’inchiostro, nella nuova stampante 3D si mette un rocchetto di filo in plastica, il materiale più diffuso. Ma si usano anche Pla (la plastica bio prodotta dall’amido di mais) e nylon.
Come quelle di casa per stampare sui fogli, la stampante 3D è collegata a un computer, che le invia le informazioni per realizzare il modello tridimensionale. Ricevuto l’input dal computer, la macchina comincia a fondere e depositare il materiale strato su strato per formare l’oggetto desiderato. Un processo che dura parecchie ore.
Cosa si può produrre con la stampante 3D?
Le stampanti 3D in ambito industriale iniziano a essere usate soprattutto per stampare prototipi di futuri prodotti a costi molto bassi rispetto ai metodi tradizionali per realizzarli. In ambito sanitario, da alcuni anni si stanno studiando soluzioni per realizzare protesi e tessuti che possano essere impiantati nei pazienti.
Ma, soprattutto da privati cittadini, vengono richiesti anche i busti da usare come fermacarte o per decorazione: basta che lo scanner registri l’immagine di una persona da ogni angolazione ed ecco il proprio alter ego in plastica e in miniatura. Sono molto ricerati anche bijoux, gadget e veri complementi d’arredo.
Il VIDEO tutorial presentato a Geo&Geo
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Ci sono stampanti 3D per casa?
Le stampanti per il mercato consumer costano circa duemila euro ed è per questo che sono poco diffuse. Anche perché poi non sono così semplici da usare, soprattutto per i meno esperti. In attesa che si possano, a breve, scaricare dal web programmi gratuiti che permettano di creare dei file 3D pronti per la stampa, molti portano l’idea e il file dell’oggetto da realizzare nei laboratori ad hoc, i 3D Print Shop. Il primo franchising europeo si chiama 3DiTAL ed è tutto italiano: si trova a Milano, Roma, Pescara e Ragusa.
E per quegli artigiani che volessero mettersi alla prova e imparare con l’aiuto degli esperti ci sono infine i FabLab che spesso organizzano workshop in tema: www.fablabtorino.org, www.fablabmilano.it, www.fablabpalermo.org.