In Sicilia, “con la cultura non si mangia”. Nel resto del Bel Paese sì

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In Sicilia l’industria della cultura vale 2,4 miliardi, pari al 3,4% del totale della ricchezza regionale prodotta nel 2013, a fronte di un business che in Italia rende 74 miliardi di euro. E le città siciliane sono tutte nella parte bassa della graduatoria provinciale per valore aggiunto e incidenza degli occupati nell’industria culturale.
“Nell’Isola” dice Antonello Montante, presidente di Unioncamere Sicilia “turismo e cultura potrebbero da sole trainare l’economia regionale“. Soprattutto nei favorevolissimi mesi estivi. E invece.

Invece “c’è da impallidire” aggiunge Montante “di fronte alla performance della Lombardia dove lo scorso anno il binomio turismo-cultura ha fruttato 18 miliardi di euro.
Questi numeri devono far riflettere e spingere la Sicilia ad adottare un piano industriale dei beni culturali e del turismo. In questo senso il sistema camerale può dare un grande contributo”.
Attraverso gli Sportelli del turismo, infatti, Unioncamere Sicilia punta a rafforzare ulteriormente la centralità del ruolo di raccordo tra il sistema camerale e le imprese del settore e a valorizzare la lunga filiera del turismo culturale, agroalimentare, congressuale, nautico e naturalistico.

E infatti il gap tra Sicilia e resto d’Italia è molto profondo. E non accenna a ridursi. Tanto che si potrebbe dire che nell’Isola “con la cultura non si mangia”, mentre nel resto del Bel Paese sì.
Visto che l’occupazione, tra aprile e giugno, a livello nazionale è “ripartita” dall'”industria” della bellezza e della cultura made in Italy: il turismo. Alte infatti le opportunità per i diversi profili professionali utilizzati – nella gran parte dei casi con contratti stagionali – dalle imprese del settore, assunti in vista della stagione estiva: addetti all’accoglienza, all’informazione, ai servizi e all’assistenza.

Come mostrano i programmi di assunzione delle imprese dell’industria e dei servizi per il II trimestre 2014, monitorate dal Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro, il saldo finalmente positivo tra entrate e uscite di personale, atteso per questo trimestre, si dovrà essenzialmente alla componente stagionale che, con le sue 104mila le entrate previste tra aprile e giugno, mette il segno “+” davanti al bilancio occupazionale del settore privato: 72mila i posti di lavoro che le imprese creeranno nei tre mesi (il doppio rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno), come risultato delle 250mila entrate programmate (+18mila rispetto al II trimestre del 2013) e delle 177mila uscite preventivate (-19mila).