Per la prima volta non ho seguito fino ad ora nemmeno una partita dei mondiali.
Ma c’è di più, non ho nemmeno fatto alcun commento su Facebook (a parte un piccolo riferimento alla “brutta figura” fatta in occasione della partita Italia-Costa Rica). Perché?
Me lo sono chiesta più volte, senza però riuscire a darmi una risposta. Poi, a mente serena, mi sono resa conto di averlo fatto perché, inconsciamente, è scattato in me il rifiuto nei confronti di questa manifestazione sportiva.
E non certo per il discorso che sono donna e quindi, come pensano gli uomini, disinteressata al calcio, piuttosto perché non credo ci sia proprio niente da festeggiare né tanto meno ci sia tutta questa voglia di far sentire la propria appartenenza alla Nazione.
Non voglio essere la solita disfattista ma, se vi fermate un attimo a riflettere, fatevi questa domanda: sentite il trasporto per questo mondiale, come ad esempio per Italia 90? E non tanto, e non solo, perché giocavamo in casa, tant’è che fra l’altro ne siamo usciti col terzo posto, ma per tutto quello che c’era attorno alla Nazionale.
Adesso invece, questi giovani, baldi giocatori/modelli/attori se, per carità, possono <strong>attrarre fisicamente noi donne (le foto per un attimo mi hanno fatto cambiare idea e avevo deciso di seguire le partite anche a notte fonda), secondo me non hanno quel carisma che avevano i loro colleghi.
Iniziando dal CT Prandelli, che a mio dire ha lo stesso carisma dell’ex segretario del Pd Bersani, così giusto perché mi è venuto in mente lui, e passando a Buffon che dopo la storia con la D’Amico ha perso, secondo me, di credibilità anche se ha ridato una speranza a tutte noi donne perché pensavamo che la coppia Seredova-Buffon fosse incrollabile come la difesa azzurra di Berlino 2006.
Se poi vogliamo trovare delle ragioni ancora più profonde, basta pensare alla situazione del nostro Paese, alla grave crisi economica, al fatto che non possiamo ricordarci di essere italiani solo quando ci sono i Mondiali. Io tutto questo spirito di appartenza alla mia Nazione non lo sento più.
Non credo che basta vincere una partita, per riscattarci agli occhi del mondo. Non voglio che Renzi pensi di essere vincente perché mentre lui governava l’Italia, ha vinto i mondiali.
E poi la storia è sempre la stessa, facciamo pessime figure, perché in realtà le squadre italiane sono forti perché sono gli stranieri che vi giocano a renderle tali, e infatti, quando dobbiamo metterne in campo undici buoni dei nostri, abbiamo difficoltà e ci troviamo a dover affidare la nostra squadra ad un Balotelli che ha ben altro per la testa o a un Buffon (che, senza infierire di nuovo su di lui, credo che forse nella seconda partita sarebbe stato il caso di lasciarlo in pachina e dare fiducia a chi aveva dimostrato di saper fare meglio).
Ok, non si può essere sempre polemici, direte voi. In fondo è solo un gioco.
No, non credo sia solo un gioco, perché ci sono troppi soldi in ballo e troppe aspettative. E quando si gioca lo si fa per divertirsi, quindi non chiametelo gioco chiamatelo business. E poi, ormai non si può più nemmeno gridare “Forza Italia” perché si evocano brutti ricordi di tempi non troppo lontani.
Dunque, per me i Mondiali 2014 resteranno solo un brutto ricordo.
Peccato: perché il Brasile, con i suoi colori e la sua musica, pensavo mi avrebbe messo allegria. E invece quel povero bambino che guarda da lontano lo sfarzo della festa mi ha messo solo tanta tristezza.