Il carcere di Modica è stato considerato per decenni un carcere modello, grazie alla qualità dell’ospitalità dei detenuti ma anche dei progetti per la loro rieducazione e riabilitazione sociale sempre portati avanti.
È per questo che il fulmine a ciel sereno che si è abbattuto su questa struttura con l’arresto di due agenti penitenziari accusati di aver abusato sessualmente di giovani detenuti stranieri (qui i nuovi particolari dell’inchiesta) fa dire alla direttrice Giovanna Maltese: “Mi sento mortificata perché sento mortificato il nostro lavoro di anni”.
Un lavoro che ha visto quotidianamente impegnati agenti e volontari e che oggi sembra spazzato via con un colpo di spugna: “Non posso negare che è come se ci fosse crollato il mondo addosso“, conferma Maltese, che era chiaramente all’oscuro di quanto, secondo gli inquirenti, accadeva tra le mura dell’istituto e che oggi non si ritrae dal fare un pur breve commento sull’incresciosa e angosciante vicenda, pur non volendo entrare nel merito dell’indagine: “Tutto dovrà, naturalmente, essere approfondito dall’autorità giudiziaria e riscontrato con un processo”.
“La mia profonda amarezza” conclude la dottoressa Maltese “è però soprattutto per la parte buona di questo Carcere, la parte onesta, che ogni giorno con me ha creduto nel grande valore della rieducazione dei detenuti. Tanto lavoro, oggi viene travolto da tutto questo”.