[youtube]http://youtu.be/u_2R12tyICA[/youtube]
La Polizia di Stato di Ragusa, a seguito di complicate indagini, ha arrestato rapinatore seriale catanese, ben conosciuto dalla Squadra Mobile in quanto già in passato si era reso responsabile di altre rapine a Modica e Comiso e per questo era stato arrestato nell’ambito dell’operazione Abituè dello scorso aprile.
Ora è stato arrestato per aver commesso 3 rapine ai danni delle filiali di San Michele di Ganzaria, Mirabella Imbaccari ed Avola della Banca Agricola Popolare di Ragusa. L’aspetto più delicato dell’indagine ha riguardato la comparazione mediante sofisticati software in dotazione alla Polizia di Stato delle caratteristiche somatiche del rapinatore.
Ecco i dettagli dell’operazione:
La Polizia di Stato – Squadra Mobile di Ragusa Sezione Antirapine – ha nuovamente arrestato Filippo Grasso nato a Catania il 28.05.1973 ed ivi residente, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Ragusa su richiesta del Sost. Procuratore della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ragusa, poiché ritenuto responsabile di aver commesso ben 3 rapine nelle province di Catania e Siracusa per un totale di quasi 30.000 euro oltre quelle già commesse e per le quali era stato arrestato pochi mesi prima.
All’odierno arrestato vengono contestate tre rapine commesse tutte utilizzando un taglierino per minacciare dipendenti e clienti delle diverse filiali della Banca Popolare di Ragusa e in particolare: in data 18 marzo 2014 presso la filiale di San Michele di Ganzaria (CT); in data 2 aprile 2014, presso la filiale di Mirabella Imbaccari (CT); in data 7 aprile 2014, presso la filiale di Avola (SR).
Le indagini che portano al nuovo arresto di Grasso, nascono dall’operazione nella quale era stato arrestato ad aprile che era stata denominata Abituè, in quanto il rapinatore aveva scelto come unico obiettivo la Banca Popolare di Ragusa, senza mai tradire la sua scelta iniziale in ogni provincia dove si recava. Effettivamente nome più azzeccato non poteva essere dato, considerato che a seguito dell’arresto del 18 aprile, gli investigatori della Squadra Mobile di Ragusa continuarono le indagini finalizzate ad individuare eventuali complici e/o autori di altre rapine ai danni dello stesso istituto di credito o di altre banche scoprendo che pochi giorni prima della cattura aveva compiuto altri colpi.
Gli investigatori della Squadra Mobile della Polizia di Stato di Ragusa (quasi sorpresi), hanno riscontrato in tempi record che Grasso aveva perpetrato pochi giorni prima dell’arresto altre rapine ai danni del medesimo istituto di credito, ma recandosi in altre filiali ed in paesi molto piccoli spesso poco presidiati dalle Forze di Polizia.
Le indagini precedenti avevano permesso di appurare che Grasso era l’autore di tre rapine (Modica Alta, Comiso e Palazzolo Acreide) dalle quali aveva ricavato oltre 30.000.
Le modalità delle rapine erano particolarmente gravi, considerato che utilizzava un pericoloso taglierino che in alcune occasioni aveva puntato alla gola dei cassieri.
Le indagini condotte dagli investigatori della Polizia di Stato anche dopo averlo tratto in arresto per le prime tre rapine, continuavano ininterrottamente al fine di individuare altri complici o addivenire all’identità degli autori di altre rapine commesse ai danni di altre banche.
Il rapinatore ha sempre agito a volto semi scoperto in quanto solo una piccola parte del viso rimaneva libera da indumenti e questo errore per lui è stato fatale perché ha permesso di comparare le immagini a volto scoperto con quelle quando era quasi del tutto travisato.
Grasso, esattamente come per altre rapine per le quali era stato arrestato, agiva sempre in pochi secondi: faceva ingresso in banca, si avvicinava alle casse ed estraeva il taglierino; dopo aver rassicurato i dipendenti li incitava a mettere tutto il denaro in cassa e li minacciava qualora avessero avvisato la Polizia; quando aveva difficoltà logistiche per accorciare i tempi scavalcava il bancone delle casse per poi allontanarsi velocemente.
Gli investigatori della Squadra Mobile ragusana dopo averlo arrestato ad aprile erano ormai certi della sua identità e per questo analizzavano i fotogrammi con comparazione mediante l’uso di speciali software dei fotogrammi nei quali aveva parte del viso scoperto e dopo giorni e giorni di analisi ottenevano il risultato sperato richiedendo alla Procura della Repubblica di Ragusa una nuova misura cautelare.