Nooooooooooooooo. È iniziato il periodo in cui ogni momento della giornata è scandito dalle partite dei Mondiali, tra visioni, commenti, scontri, confronti e organizzazioni varie.
Immaginare di alzarsi nel cuore della notte per seguire una partita di calcio, anche se sono i Mondiali, e soprattutto se gioca l’Italia, è un sacrificio (per me è tale) che non trova alcuna giustificazione nel mio mondo.
Negli anni passati, qualunque fosse l’orario in cui la Nazionale scendeva in campo, se compatibile con gli impegni, la potevo vedere, purchè in compagnia di amici e senza prestare un’attenzione sopra la media.
Insomma, i Mondiali, Italia compresa, non suscitano il mio interesse, come credo per molte donne che, alla fine, proprio per non autoescludersi cedono a questo appuntamento dinnanzi la Tv pur di non essere isolate dal mondo degli “amici”.
Nel mio caso l’interesse, quando mi trovi dinnanzi lo schermo a casa di amici, è molto insufficiente proprio perché non mi suscitano interesse, non mettono in ebollizione l’adrenalina, non mi fanno divertire.
Eppure in molti pensano che, nonostante le donne quasi per antonomasia non abbiano alcuna competenza calcistica e non comprendono nulla di ciò che accade nel campo da gioco, è tempo sprecato cercare di coinvolgerle.
Io credo che a ciascuna di noi basterebbe attivarsi un po’ per capire regole che reputo elementari, ossia non credo ci voglia una attenzione oltre la media per comprendere le regole del gioco e farle proprie. Ma ritengo che il disinteresse sia proprio superiore anche all’orgoglio per essere tacciate di incompetenza.
Così meglio l’oblio sul mondo del calcio, Mondiali compresi, piuttosto che programmare turni di lavoro o impegni familiari o con gli amici in funzione dei 90 minuti in cui il mondo intero si ferma.
Parto da una posizione di incomprensione atavica: non mi sveglierò nel cuore della notte per seguire l’Italia, forse mi soffermerò se sono in giro dinnanzi qualche maxischermo a tentare di scorgere qualche immagine, ma non distraendomi dall’attività che stavo facendo prima, come fosse corollario di una serata, e non motivo unico di vita.
Ciò non vuol dire che non capiamo, ma che proprio siamo disinteressate a farlo! Per fortuna che nelle nostre stesse condizioni ci sono anche alcuni maschietti (per la verità un numero veramente residuale) che la pensano allo stesso modo.
Perchè poi non è solo il tempo della partita a tenere desta l’attenzione e monopolizzarla, ma anche le ore successive che vengono impiegate a commentare azioni, sostituzioni, arbitraggi e prestazioni.
Immaginare di utilizzare il tempo in questo modo mi fa sostenere ancor più il punto di partenza, ossia preferire di gran lunga di rimanere nella mia beata ignoranza, lontana da assembramenti umani di tifosi o simpatizzanti impiantati dinnanzi il televisore, in attesa del pallone che entri in porta, trattenendo il respiro, mettendo in atto riti propiziatori, lasciandosi andare a esternazioni più o meno consone, il tutto in funzione del fatto che per i Mondiali tutto è giustificato.
Sabrina Gariddi
Finalmente il Mondiale!
Dopo la disfatta in Sudafrica del 2010, il pesante poker subito in finale dalle Furie rosse all’Europeo 2012 e la bruciante sconfitta in semifinale di Confederation Cup 2013, persa solamente ai rigori contro gli spagnoli, la maglia azzurra tornerà a riempirsi di speranza e di significato.
64 partite, 32 squadre, un film tutto da seguire e che man mano ci rivelerà i protagonisti: le scoperte, le conferme e le delusioni, i buoni ed i cattivi, gli sconfitti ed i vincitori.
Siamo in Brasile, il paese dove il pallone si interpreta in modo assolutamente unico ed inimitabile, la nazione che ci precede nell’albo d’oro di una posizione. Eh già, come non rammentare la finale Usa 1994 e come non soffrire richiamando alla mente le immagini di Franco Baresi, primo coraggioso tiratore che, come “Divin Codino” Baggio, spara alto consegnando il pesante titolo ai maglia verde-oro.
Sono tante le sfide che si intrecciano nella competizione più bella al mondo, tante le considerazioni e le aspettative per chi vive il calcio come me. Sì, è una avventura che, anno dopo anno, campionato dopo campionato e partita dopo partita, continua a regalare emozioni, storie, ricordi. E che importa se spesso mi ritrovo l’unica donna davanti allo schermo: il calcio prescinde da tutto, il calcio ti catapulta in un’altra dimensione in cui la tua appartenenza si condensa attorno ad una maglia, a 11 atleti in campo che anche grazie al tuo tifo daranno il massimo per la vittoria.
Siamo un popolo, una comunità che respira all’unisono per 90 minuti e che rimane unita da una passione che non è solo sport, un impulso che ti fa piangere di gioia al gol di Grosso ed impazzire alla magia di Del Piero, che ti fa sentire forte ed invincibile attraverso Cannavaro e che ti permetterà di non dimenticare mai certi istanti, il luogo e le persone con cui eri.
Finalmente il Mondiale! Buon divertimento, signore e signori
Laura Curella