Era stato arrestato non più tardi di tre settimane fa per aver aggredito più volte la mamma per farsi consegnare dei soldi e aver anche compiuto diversi “raid” nella sagrestia della Chiesa Madre di Chiaramonte Gulfi, dove, durante la celebrazione di funzioni religiose, aveva rubato le offerte dei fedeli per i poveri. Ora il 24enne A.C. torna in manette per aver violato l’obbligo degli arresti domiciliari.
Ecco il comunicato dei Carabinieri:
Dagli arresti domiciliari cui era stato sottoposto dopo essere stato tratto in arresto lo scorso 23 maggio dai Carabinieri della Stazione di Chiaramonte Gulfi in esecuzione all’ordinanza applicativa della misura cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Ragusa Dott. Claudio Maggioni, su richiesta del Pubblico Ministero Dott. Marco Rota, per il reato di furto aggravato continuato, A.C., 24enne chiaramontano, è finito in carcere per aver violato le prescrizioni disposte dal giudice.
Nello specifico, le indagini condotte dai Carabinieri del comune pedemontano avevano permesso di individuare nel giovane il responsabile, oltre che di una serie di aggressioni nei confronti della madre per ottenere la disponibilità di somme di denaro, anche di una serie di “raid” all’interno della Chiesa Madre di Chiaramonte Gulfi ed in particolare in sagrestia, ove con destrezza, consistita nell’approfittare della contestuale celebrazione delle funzioni religiose, si era impossessato delle offerte dei fedeli, nonché di un compact disk sottraendolo al parroco. Nell’applicazione della misura cautelare il giudice aveva ritenuto sussistente il pericolo di reiterazione del reato, alla luce delle modalità del fatto e della personalità del soggetto, il quale aveva continuato ad effettuare richieste con atteggiamenti persecutori nei confronti degli anziani del paese, i quali impauriti avevano contattato più volte i Carabinieri comandati dal Maresciallo Alberto Bruno.
Inizialmente il GIP aveva ritenuto idonea la misura degli arresti domiciliari, ma lo scorso 3 giugno il 24enne era evaso dal luogo di detenzione, circostanza cui aveva fatto seguito la richiesta di aggravamento della misura da parte dei Carabinieri della Stazione di Chiaramonte Gulfi, accolta dal medesimo GIP, che ne disponeva appunto la custodia cautelare in carcere.