“Madri di giorno” a Ragusa: il Consiglio ha stabilito il regolamento

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Partecipata e prolungata la seduta del consiglio comunale chiamato mercoledì sera ad esprimersi sulle “versioni gemelle” di regolamento per l’attuazione e la gestione del servizio denominato “Madri di giorno” nel Comune di Ragusa, la prima targata opposizione e la seconda arrivata direttamente dalla Giunta.

Ad assistere ai lavori due distinte rappresentanze, quella delle associazioni e delle mamme che attualmente svolgono il servizio e quella dei responsabili e proprietari dei nidi privati che operano nel territorio.
“Una guerra tra poveri”, ha commentato una delle cittadine presenti a Palazzo dell’Aquila, sebbene proprio il servizio di cura e affidamento dei bimbi è una delle voci che grava maggiormente sul budget delle giovani famiglie. Da entrambe le parti si invocava l’assunzione di regole, ma sugli standard e sui numeri di bambini previsti dai requisiti, ovviamente le visioni sono diametralmente opposte. Massimo 3 per abitazione era la richiesta dei nidi privati, almeno il doppio invocavano invece le associazioni.

La Legge Regionale 10 del 2003 disciplina la materia che da oggi assume a Ragusa un contorno più netto. Tralasciando gli screzi in aula per la paternità dell’iniziativa, le lunghe discussioni, un consistente numero di emendamenti, sub emendamenti e la mancata sintesi fra le due componenti della massima assise cittadina (che si è tradotta nella bocciatura dell’atto presentato attraverso una proposta di iniziativa consiliare in data 04.02.2014 dai consiglieri Tumino, Lo Destro, Mirabella ed altri e l’approvazione del Regolamento come stabilito dall’Amministrazione in data 14.02.2014), si può affermare che sulla questione si è cercato di fare chiarezza.

Le regole adottate dal consiglio comunale, con voto dei Cinque stelle, di Movimento Città, Pd e Partecipiamo, permettono alla “madre di giorno” di assistere uno o più minori, fino ad un massimo di quattro, appartenenti ad altri nuclei familiari. Il servizio dovrà essere effettuato in strutture con caratteristiche abitative di residenza, in possesso dei relativi requisiti previsti dalle norme vigenti. Rivolto ai bambini di età compresa tra i 3 mesi ed i tre anni, il servizio mira a coinvolgere le mamme-casalinghe, previa iscrizione al relativo albo comunale appositamente costituito.

“Purtroppo per ripristinare la legalità attorno alla questione abbiamo dovuto attendere oltre quattro mesi” ha dichiarato il consigliere Giorgio Mirabella. “Una responsabilità diretta della Giunta che ha negato ogni ipotesi di sintesi delle due proposte ed ha preferito ancora una volta il braccio di ferro con le minoranze”. Ha parlato di muri politici e di dinamiche che hanno rallentato i lavori della quinta commissione il presidente dell’organismo consiliare permanente Carmelo Ialacqua, il quale ha comunque indicato come condivisibile la proposta della Giunta, “anche se in via sperimentale per 12 mesi e quindi perfettibile in itinere”.