“Non è un caso che una piazza prima intitolata ad Arnaldo Mussolini, oggi sia intitolata a Giacomo Matteotti: le comunità danno giudizi sulla propria storia, lo possono fare cambiando opinione e la toponomastica non ne è che una testimonianza”.
È questa l’idea dello storico dell’Università di Catania Giancarlo Poidomani in merito alla polemica sull’intitolazione dell’aeroporto di Comiso, che il 7 giugno lascerà il nome di Vincenzo Magliocco per riprendere quello di Pio La Torre. Poidomani, che sta conducendo uno specifico studio sulla toponomastica come branca della storia culturale, fa su questa vicenda considerazioni più generali: “Riflettiamo, ad esempio, sul fatto che dopo la prima guerra mondiale ci fu un’ampia revisione della toponomastica, che portò alla nascita di molti monumenti ai caduti e a molte intitolazioni a Vittorio Veneto, alle battaglie del Piave, ecc… Così non fu dopo la seconda guerra mondiale, perché fu una guerra perduta e con una memoria divisa tra vinti e vincitori, a loro volta divisi tra divergenti punti di vista. Ecco” spiega Poidomani “io vedo che a Comiso, molto più che altrove, non c’è ancora una memoria condivisa e anzi è ancora radicale la contrapposizione tra coloro che furono fascisti e coloro che furono comunisti. Il nome dell’aeroporto è diventato il terreno di questa contrapposizione”.
Poidomani costruisce il suo ragionamento anche ripercorrendo la storia di questo aeroporto: “Una storia che ha avuto tre storie. La prima, quella militare, legata all’epoca coloniale e al fascismo, che già lo intitolò a Magliocco. La seconda, quella legata alla base Nato e alla grande battaglia contro l’installazione dei missili Cruise. La terza, che inizia un po’ prima di oggi e in particolar modo con l’accoglienza dei profughi kosovari, è una storia civile e di pace. L’intitolazione a Magliocco, dunque, ha avuto senso per un lungo tempo, legato ad un’identità prettamente militare dell’aeroporto, anche se a questo proposito dobbiamo pur dire che solo di recente la ricerca storia sta lavorando per approfondire lo studio del periodo coloniale, dei metodi spicci, illegali, spesso atroci, utilizzati anche dagli italiani. L’intitolazione a Pio La Torre acquisisce invece un senso in rapporto alla nuova identità, prettamente civile, di questo aeroporto: non una scelta pretestuosa, voluta da una classe dirigente in opposizione a un’altra, ma legata ad un personaggio che nel battersi contro l’installazione dei missili, non si batté per un ideale politico ma per un valore simbolico, quale quello della pace, che trascende Comiso e la Sicilia stessa”.
Se questo dice la storia, non bisogna comunque trascurare ciò che dice l’attualità: “Il fatto che si continui a rinnovare la polemica su quest’intitolazione, mostra il deficit di classi dirigenti di cui soffre l’Italia. La contrapposizione è tra leader senza popolo: non sarebbe apparsa dunque peregrina l’ipotesi di legittimare la scelta attraverso un referendum o, in alternativa, di farla assumere ad una commissione prefettizia, in grado di fare valutazioni davvero al di sopra delle parti”.
Come a dire che la toponomastica è una cosa troppo seria, per lasciarla solo in mano ai politici.
[Fonte: La Sicilia]