Come un gigantesco libro di archeologia, scritto sulle pareti di pietra, Cava Ispica non smette di restituire brani di vita dal più remoto passato di questo territorio.
La suggestiva metafora suggerita ieri in conferenza stampa dalla soprintendente Rosalba Panvini dà la portata dell’importanza delle ultime scoperte archeologiche emerse nell’area di Calicantone. La quarta campagna di scavo concentrata in questa zona, per lungo tempo rimasta inesplorata, nelle ultime tre settimane ha infatti consentito agli archeologi della Soprintendenza di Ragusa, unitamente a quelli dell’Università di Catania, di portare alla luce una delle più interessanti testimonianze della tarda età del bronzo: una grande capanna, risalente presumibilmente al 1600-1500 a.C., ricchissima di elementi tutti da studiare, dai resti umani alle terrecotte.
“La campagna di scavo dello scorso anno, che aveva portato al rinvenimento delle necropoli con tombe a grotticella”, spiegano i direttori dello scavo, l’archeologa Anna Maria Sammito della Soprintendenza e il professor Pietro Militello dell’Università di Catania “ci aveva suggerito la presenza di un villaggio poco più in alto. Solitamente, infatti, le necropoli venivano realizzate nelle balze dei costoni rocciosi, che digradano verso la cava, mentre i villaggi venivano insediati sui pianori”.
La scoperta, però, è andata ben oltre le aspettative: è bastato scavare pochi centimetri per riportare alla luce il perimetro di questa antica capanna, un grande edificio a pianta absidata lungo oltre 13 metri, con al centro un enorme focolare domestico. “Presumiamo”, hanno spiegato ancora Sammito e Militello “che si tratti di una capanna comunitaria, destinata probabilmente allo svolgimento di banchetti”. All’interno sono stati trovati infatti ben 69 vasi interi e altri 27 vasetti, tutti delle stesse dimensioni, composti in modo tale da far sembrare che siano crollati insieme, ad un certo punto, da una preesistente scaffalatura.
Una tragedia di 3500 anni fa
Questo particolare elemento, insieme al rinvenimento dei resti di almeno 7 cadaveri, va quasi a comporre la “fotografia” di una tragedia consumata oltre 3 mila e 500 anni fa, che ha fermato la vita per sempre all’interno di questa capanna: “Ci vengono in mente”, hanno commentato gli studiosi “due ipotesi: che si sia trattato di un crollo o di un terremoto, o più probabilmente di un evento traumatico, per esempio un assalto da parte di genti straniere”. Tanti altri i reperti interessanti sono riemersi grazie allo scavo: un coltello e un’ascia in selce, diverse fuseruole e – tra le cose più incredibili – un pendaglio litico con diverse minuscole perline sopravvissute ai millenni. Non era certamente prevedibile che lo scavo, realizzato soprattutto grazie alle energie e alla dedizione dei giovani studenti dell’Università di Catania, si sarebbe esteso così tanto, così che sarà probabilmente necessario un ulteriore approfondimento. Intanto si procederà all’analisi scientifica delle ossa, e in particolare alla datazione radiometrica attraverso l’analisi del carbonio 14, e al successivo restauro: tutti i reperti troveranno posto, naturalmente, presso il Museo Civico di Modica. “Sono estremamente felice” ha commentato ancora la soprintendente Rosalba Panvini “anche perché questo dimostra innanzitutto che la ricerca va avanti e ci consente di scoprire, capire e presentare nuove evidenze nel modo appropriato anche ai fruitori”.
Il progetto degli scavi
Cava Ispica è certamente il sito più importante degli iblei dal punto di vista archeologico: indagare qui, significa indagare sul nostro passato, col vantaggio che – mentre negli insediamenti delle nostre città c’è stata una continuità di vita fino ai nostri giorni, che ha cancellato la maggior parte delle tracce più antiche – qui la storia si è fermata. “Lungo questi 14 chilometri”, ha spiegato l’archeologa Anna Maria Sammito “c’è una concentrazione incredibile di insediamenti. E lo scopo di questi scavi è anche quello di mettere in correlazione i diversi siti che sorgono lungo la valle, nel loro sviluppo attraverso le varie epoche”. Ha dell’incredibile, peraltro, il fatto che la scoperta di quest’anno sia avvenuta a circa 40 centimetri sotto terra, in un appezzamento che è stato fino a poco tempo fa continuamente arato e coltivato.
Il contributo del Comune
“Per la prima volta in occasione di questo scavo il Comune di Modica ha deciso di dare un proprio contributo economico, perché crediamo che l’ente locale abbia anche la responsabilità di fare un investimento sulla riscoperta della storia del territorio”. Il sindaco Ignazio Abbate ha spiegato ieri in conferenza stampa che intende continuare a finanziare i nuovi scavi, come avverrà tra non molto anche in occasione di una nuova campagna programmata dalla Soprintendenza nella zona di Pernamazzoni, sempre a Cava Ispica, dove sono presenti evidenze archeologiche di epoca ellenistica. “Tutto questo rientra” ha aggiunto Abbate “nella nostra volontà di concentrare l’attenzione su Cava Ispica, di cui com’è ben evidente ci siamo pienamente riappropriati in pochi mesi, e di immettere questo sito nel circuito turistico internazionale”.
Qui la gallery dei reperti:
[Fonte: La Sicilia]