Ahhhh, finalmente le giornate estive: calde, assolate e senza vento, cosa c’è di meglio che dedicarsi alla prima abbronzatura e al primo bagno?
“Pronto? Ciao, io domani andrei a mare, tu vieni con me?” “A mareeeee? Ma io ancora non ho pulito casa e non mi posso trasferire, è ancora presto, poi devo rifare le persiane, potare il giardino, tinteggiare i muri, uscire tavoli, sedie, ombrelloni, gazebi, secchielli, palette, formine, pinne, salvagenti, maschere e boccagli, comprare costumi, pareo, creme solari…”.
“Heiii, scusaaaa ma io volevo solo fare un bagno e tornare a casa dopo due ore al massimoooooo” (USSIGNURRRRR!)
Già, qui è proprio così. Andare a mare significa andare a casa a Marina… o giù di lì, ed essersi trasferiti in maniera inesorabile. Solo allora, forse, fare anche un bagno!
Ora io dico: ma ragusani, avete mai provato il piacere di un bagno nella spiaggia di Marina o di Caucana, o tra gli scogli di Punta di Mola nel mese di maggio?
Avete osservato i colori, gli odori tra i vialetti deserti di gelsomino, di rose, e soltanto il cinguettio degli uccellini?
No, non credo, perché se solo aveste assaporato questa sensazione di benessere, fareste esattamente al contrario, stareste da settembre a giugno “a mare”, (come dite voi) e da luglio a settembre in vacanza a Ragusa City!
Lo sapevate che i vostri nobili avi facevano esattamente così?
Mica fessi loro! Godevano del tepore e delle temperature più miti a mare, nella stagione invernale, e soprattutto respiravano aria fresca e ventilata nei mesi di maggiore calura restando in città!
E invece voi? Lasciate le vostre fresche dimore in città, dove la sera si dorme con le finestre aperte, senza zanzare, senza rumori, per immergervi nel caos di motorini smarmittati, tendopoli di mercatini, rumorosi propositori arroganti di tremendi oggetti taroccati, che davanti alle vostre belle ville appena ritinteggiate e fiorite, vi allietano giorno e notte con il tormentone stagionale (quest’anno sarà quello dei Mondiali) a tutto volume, accompagnato da rumorosi bongos in concerti, con sottofondo costante e assordante di innumerevoli gruppi elettrogeni, dei quali ti rendi conto soltanto quando staccano, di come ti hanno trapanato il cervello!
Allora, disperato, esci per fare una passeggiata sul lungomare, dove assisti ad un altro spettacolo, “la passíata e la taliata“; no, non è uno spettacolo in tour teatrale estivo che fa tappa a Marina; è solo il passatempo estivo di giovani, meno giovani e anziani ragusani.
I primi, divisi spesso tra maschietti e femminucce, sfilano, (alias passíano appunto). Le Lei, spesso in quadriglie, sfoggiando improponibili look copiati malamente dalle foto di Novella 2000 fatte al Billionaire, per stimolare l’ormone giovanile dei Lui, che francamente se ne infischiano, preferendo passíare con la testa calata immersi a spiare il profilo su FB di Lei senza neanche accorgersi di averla lì davanti in carne ed ossa, che si fa “selfie” a raffica… Mah … ‘Sti giovani!
I meno giovani… Beh, che ve lo dico a fare? Spingono passeggini con bambini svenuti per il caldo e mozzicati da zanzare killer!
Il tutto sotto l’attento e vigile (si fa per dire) sguardo degli anziani appollaiati già dal tramonto, sui muretti adiacenti il lungomare, a guardare (a talíata) questo ricco campionario umano!
Un attimo! Dimenticavo un altro genere, ormai in estinzione come il panda, trascinato suo malgrado per inerzia dal fiume in piena di questa massa: il Turista, magari anche velista, approdato in uno dei porti più attrezzati d’Italia, in cerca di una serena passeggiata, cercando invano di riconoscere i tranquilli itinerari di Montalbano…
E la mattina dopo? Una gimcana per accedere in spiaggia, tra i resti di ogni genere… e dico ogni genere, impossibile trovare posteggio, colati di sudore arrivate a mare e lì, finalmente, un po’ di relax dai… forse, però.
Perché non appena hai finito di spalmarti la tua costosissima crema, vieni ricoperto di sabbia modello cotoletta impanata da graziosissimi bambini che giocano ad un centimetro dal tuo lettino, e circondata da instancabili campioni di tamburello on the beach accompagnati da tifoseria da stadio; per sopravvivere chiudi gli occhi e infili i tuoi preziosissimi auricolari con la colonna sonora della tua ultima vacanza caraibica, ah che meravigliaaaa, sto così bene e penso, che bella idea portarmi il cappello di paglia!
CAPPELLO DIPAGLIAAAAA???? Io non ho mai avuto un cappello di paglia!!!!
Santiiiii Numiiiiiii che succede? Sgrani gli occhi e credi di essere in un incubo circondata da un mini bazar, cappelli (uno già in testa), collane, materassini, parei, vestiti, scarpe, borse, ciabattine, solari; butti fuori un urlo, ma come negli incubi peggiori non senti il tuo urlo, anzi non senti neanche cosa dicono quelli attorno a te, anzi non senti proprio nulla… Ah ecco avevo ancora gli auricolari alle orecchie!!!
Ti riprendi dai molestatori seriali da spiaggia, al cui confronto la proverbiale insistenza dei Beach Boys zanzibarini è nulla, e vuoi rigenerarti con un tuffo. Tuffo? Sì, tuffo, perché? Perché per far sì che l’acqua almeno arrivi al ginocchio dovrete camminare per almeno un quarto d’ora, e non perché oggi c’è bassa marea. No, qui è sempre così, il mare giallo come l’oro e profondo 20 cm!
La favola (sì, infatti di favole si tratta ) insegna che…
Non importa se passeggi in piazzetta a Porto Cervo o sotto la Torre Cabrera, se stai al fresco di un baobab o di un rumoroso condizionatore, se il mare è color oro o più semplicemente azzurro, se scendi a mare a luglio e “acciani” per San Giovanni, l’importante è esserci… E voi ci sarete ragusani anche quest’anno!
Senza rancore
La vostra Cleopatra.