Arrestato lo scafista dello sbarco a Pozzallo: aveva incassato un milione di dollari

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Ordinava ai migranti di prendere il timone e seguire la rotta sul navigatore, quando lui era stanco. Dal racconto dei testimoni: “C’erano onde alte cinque metri e non sappiamo come facciamo ad essere ancora vivi”, è stato possibile risalire ad Akram Chandoul, tunisino, quale scafista dell’ultimo sbarco avvenuto giovedì 22 maggio, che ha condotto dalle coste libiche a quelle italiane un fatiscente peschereccio in legno carico di 456 migranti provenienti prevalentemente dall’Eritrea e qualcuno dall’Etiopia.

Tra i 456, c’erano 114 donne e 87 minori.
Gli uomini della Squadra Mobile della Questura di Ragusa ed il Servizio Centrale Operativo Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, in collaborazione con la Sez. Oper. Nav. della Guardia di Finanza di Pozzallo ed un’aliquota della Compagnia Carabinieri di Modica hanno iniziato le indagini sin dai primi istanti dell’approdo del pattugliatore “Dattilo” della Capitaneria di Porto.

Le indagini erano già iniziate a bordo della nave San Giorgio dal 14° Team della Polizia di Stato che aveva fotografato i sospettati da un elicottero in perlustrazione, permettendo così di individuare con certezza chi fosse alla conduzione del natante nelle fasi del soccorso.
L’uomo di origini tunisine quando ha visto la nave militare San Giorgio ha abbandonato il natante ordinando ad altri giovani eritrei di tenere il timone così da sviare le indagini e far arrestare degli innocenti.

Grazie alla costanza ed all’esperienza maturata sul campo dalla Polizia, è stato possibile appurare che l’unico responsabile del favoreggiamento dell’immigrazione clandestina fosse il tunisino e che gli altri eritrei erano solo succubi degli ordini da lui impartiti.
Al termine delle indagini durate 18 ore, gli investigatori hanno appurato che il tunisino e la sua organizzazione composta da cittadini libici hanno incassato per questo viaggio quasi un milione di dollari.