Condividendone lo spirito, i toni e i contenuti, dopo aver chiesto l’autorizzazione all’autore, pubblichiamo qui il commento di Michele Nania su La Sicilia (edizione Ragusa), a margine della conferenza stampa tenuta ieri dal presidente Rosario Crocetta a fianco del giornalista Paolo Borrometi.
“Dire che qui, a Ragusa, la mafia non esiste può essere molto pericoloso: se domani, putacaso, i pronipoti di Riina si facessero vivi in maniera plateale e magari diversa dal recente passato corleonese, o gelese, o catanese eccetera, ci sarebbe un’attenzione al fenomeno che sarebbe anche una clamorosa smentita. Affermare il contrario, tuttavia, è comodo e non impegna. Anzi, magari aiuta.
La presenza del governatore Crocetta ieri a Ragusa, al fianco di un giovane e molto rampante giornalista che più di un mese fa aveva denunciato un’aggressione collegandola al suo lavoro, è stato un apprezzabile gesto di solidarietà che nessuno si sogna di contestare. Perché anche la solidarietà, soprattutto quella non richiesta, è comoda e non impegna: specialmente in campagna elettorale. È necessario tuttavia mettere qualche puntino sulle “i”, quando si dice che il giornalista «è stato lasciato solo».
Da chi, dalle istituzioni? Non risulta: la polizia sull’episodio ha aperto una seria inchiesta e disposto una sorveglianza discreta ma costante sul giornalista. Per inciso da quest’inchiesta non pare sia ancora emerso alcunché, e forse è il caso di sottolineare che la squadra mobile qui, quando succede qualcosa di serio, trova e arresta i responsabili in meno di ventiquattr’ore. Chi sarebbero allora i colpevoli di siffatta procurata solitudine? I colleghi? Non è possibile: l’aggredito dispone di buoni agganci e ha trovato spazi, interviste e sostegno dappertutto, persino in Parlamento. I colleghi di qui, allora? La notizia della «vile aggressione» è stata data da tutti, ciascuno col suo metro di valutazione che naturalmente è commisurato alla buona conoscenza di fatti e persone, oltre che di fonti ufficiali e naturalmente attendibili anche relative alle indagini. Forse voleva una fiaccolata? Perché no, magari illumina tutti – poliziotti, carabinieri, guardia di finanza, magistratura e naturalmente giornalisti – su qualcosa di cui nessuno s’era finora accorto.
Ma prima sarebbe almeno opportuno sapere qualcosa di più, e soprattutto di più serio: evocare scenari che allo stato attuale sono nulla più che congetture non significa fare cronaca ma fantasia. E certi scenari, non scherziamo, nessuno si augura che diventino realtà né ora né in futuro”.
Michele Nania