“L’aggressione subìta da Paolo è da considerarsi un attacco al sistema democratico“.
Con queste parole il presidente della Regione Rosario Crocetta ha aperto la conferenza stampa convocata per riaccendere le luci sull’aggressione patita dal collega Paolo Borrometi lo scorso mese ad opera di due ignoti incappucciati.
“Sono qua non per portare la mia solidarietà ma per condividere quello che Paolo ha provato. Io l’ho chiamato una prima volta il 25 aprile, un giorno simbolo e subito prima di andare a rendere omaggio all’albero di Giovanni Falcone. E ho scelto questo giorno (21 maggio) per tenere la conferenza in quanto è la vigilia della strage di Capaci. Noi siciliani siamo abituati a commemorare chi non c’è più dimenticando spesso gli esempi di chi è vivo e combatte ogni giorno contro ogni forma di mafia. Siamo qui invece per ricordare l’esempio di Paolo, l’esempio di Elena Ferraro, la giovane di Castelvetrano che ha accusato apertamente il cugino di Mattia Messina Denaro di averle chiesto il pizzo o ancora di Pasquale Calamia, il consigliere comunale sempre di Castelvetrano in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata. Loro sono i partigiani di una moderna resistenza”.
Crocetta, nel corso del suo accorato appello volto a non far calare il silenzio sulla vicenda Borrometi, ha parlato anche della presunta connessione tra l’aggressione e l’omicidio del vittoriese Ivano Inglese. Il giornalista modicano aveva invitato a parlare chiunque sapesse qualcosa di quella triste vicenda, solo un paio di giorni prima dell’aggressione, dagli studi de “I fatti vostri”. Per il presidente della Regione, nonostante non ci sia nessun elemento che lo provi, ci sono pochi dubbi: Borrometi è stato aggredito dalla stessa mano o da qualcuno vicino a chi uccise Inglese.
È la prima volta che qualcuno collega apertamente i due episodi alla criminalità organizzata. Le forze dell’ordine e la magistratura non si sono mai sbilanciate in questo senso, perché il presidente della Regione si mostra così sicuro? “ Le modalità sono chiaramente mafiose. Se qualcuno avesse avuto qualcosa da ridire su un precedente articolo di Paolo si sarebbe limitato ad uno sfregio, a tagliargli le ruote della macchina. Non l’avrebbe certo aspettato a casa sua con il volto travisato aggredendolo vigliaccamente alle spalle. E soprattutto non gli avrebbe detto di stare zitto, la cosa più grave della vicenda. Stesso discorso per Ivano Inglese. Il luogo scelto, un distributore come quello della famigerata Strage di S.Basilio, oltre ai 13 colpi di pistola, fanno pensare ad un omicidio in chiaro stile mafioso“.
E la vittima di questa triste vicenda? Sguardo sofferente, braccio ancora al collo, sembra meno deciso di Crocetta nel collegare i due fatti di cronaca. Alla domanda sul perché lui ritenesse collegata la sua aggressione all’omicidio Inglese infatti si limita a precisare: “Non ho mai detto che i due episodi siano collegati“.