“Un’amministrazione tutt’altro che sprecona”, almeno per quanto riguarda le spese telefoniche. È più o meno quello che emerge dai dati resi noti dal sindaco Ignazio Abbate che, precisando di voler operare nel segno della massima trasparenza, ha voluto mostrare dettagliatamente i costi sostenuti da lui e dai suoi assessori.
Data la necessità per l’ente di provvedere ad una razionalizzazione complessiva di queste spese, tanto che nei mesi scorsi la stessa Giunta municipale ha approvato una delibera contenente proprio quest’indirizzo, e dato che per una sola bimestralità (dicembre-gennaio 2014, appena liquidata dagli uffici) il Comune paga alla Telecom ben 5 mila euro di costi di telefonia mobile, il sindaco Abbate chiarisce che, di questi, solo 386,46 euro corrispondono alle spese effettive degli amministratori.
Nel prospetto dei tabulati, si può leggere quanto ognuno di loro ha speso nel dettaglio, in corrispondenza con quella stessa bimestralità: se il sindaco Ignazio Abbate è, per ovvie ragioni, quello che fa il maggior uso del telefono istituzionale, per un costo di 49,39 euro (14 di abbonamenti e 35,39 di traffico), il primato di assessore più parsimonioso spetta a quello al Bilancio Enzo Giannone, che ha speso appena 4,64 euro; nella media i costi sostenuti dagli altri, ovvero 7,43 euro dall’assessore alla Cultura Orazio Di Giacomo, 11,37 euro dall’assessore all’Urbanistica Giorgio Belluardo, 24,46 dal vicesindaco e assessore ai Lavori pubblici Giorgio Linguanti, 36,08 euro dall’assessore ai Servizi sociali Rita Floridia, 43,09 euro dall’assessore alle Manutenzioni Pietro Lorefice.
A questi importi vanno sommati 25,82 euro di tassa di concessione governativa per ognuna delle sette utenze. Proprio quest’ultimo è un costo che, in un’ottica di complessiva spending review, si punta ad abbattere, tanto che, in esecuzione di quella delibera di Giunta risalente allo scorso marzo, il dirigente del I settore ha già fatto una propria determina sulla “riorganizzazione degli apparati di telefonia mobile”, specificando l’intenzione di transitare dagli attuali contratti verso le proposte presenti sul mercato MEPA (mercato elettronico della pubblica amministrazione), che non prevedono la tassa di concessione governativa (di cui, tuttavia, proprio nei giorni scorsi la Cassazione ha stabilito la legittimità, anche nel caso in cui a pagarla sono gli enti locali).
Tra le possibilità di risparmio, c’è anche quella di attivare linee di telefonia fissa in tutti gli uffici ubicati in sedi diverse da quelle principali di Palazzo San Domenico dove, prima che l’ente formalizzasse la transazione per l’estinzione del debito con Enel, non era stato possibile farlo e si era stati costretti a ricorrere all’attivazione di linee mobili.
[Fonte: La Sicilia]