Venti minuti di comizio, applausi, fischi e alcune contestazioni (qui il video): tra la gente, non moltissima, e le bandiere del Pd, alcuni gruppi organizzati in rappresentanza di No Muos, disoccupati, comitato “Prendo casa Palermo”. Questo il bilancio della visita che il premier Matteo Renzi ha voluto fare a Palermo, in piazza Politeama, in vista delle elezioni europee del 25 maggio prossimo.
Un voto che, secondo il capo del governo, si tradurrà in un derby con Beppe Grillo. E una sfida anche ai contestatori: “Noi affrontiamo a viso aperto i provocatori. Non li temiamo. Possono insultarci, ma noi siamo quelli che restituiscono la speranza. Le prossime elezioni europee del 25 maggio sono un referendum fra la nostra Italia o l’Italia di Beppe Grillo, fra chi offende e chi spera”.
La tappa di Palermo, inserita in un tour più ampio con Napoli e Reggio Calabria, ha un claim preciso e fermo: utilizzare al meglio i fondi che ancora rimangono da spendere della programmazione 2007-2013 e progettare con razionalità quelli del settennio 2014-2020. “Io sarò qui ogni tre mesi” ha promesso il premier “per fare il punto sulla situazione perché questa è un’occasione che non possiamo perdere”.
Già, perché l’Italia – dice il premier – i soldi li avrebbe. “183 miliardi di euro che non spendiamo per colpa nostra. Abbiamo un’infrastruttura primaria: gli asili nido. Il paese ha come obiettivo il 33% e la media nazionale è al 13,6, la Sicilia appena al 5,4. Quella degli asili nido è un’assoluta priorità. Se noi non raddoppiamo i dati degli asili nido in Sicilia, che vuol dire investimento nei servizi, non saremo credibili. Bisogna portare avanti la lotta alla dispersione scolastica, che qui è al 25%, il tempo pieno nelle scuole, l’investimento nei progetti per l’inclusione di giovani a rischio”.
Per Renzi, però: “Se il Sud fallisce la colpa sarà del Sud. Se la Sicilia non riesce a ripartire, la responsabilità è dei soggetti che la guidano a tutti i livelli“. Il premier ha poi aggiunto: “Un pescatore mi ha detto che l’Europa sta fissando regole strettissime per la pesca del pesce spada. L’Europa dice ai nostri pescatori come devono pescare, ma poi lascia Lampedusa da sola, di fronte a quel mare nel quale muoiono donne e bambini”.