“Sono necessari oltre 350.000 euro per adeguare il Palazzo di giustizia di Ragusa alle norme di sicurezza“. Lo afferma un documento dell’Ufficio tecnico del Comune di Ragusa a proposito dei lavori necessari nell’immobile dove, in tutta fretta, sono stati trasferiti (ammassati in sgabuzzini grandi come un bagno, nei corridoi o sulle scale), personale, scrivanie, armadi, e fascicoli giudiziari dal moderno Palazzo di giustizia di Modica.
E, tutto ciò, ignorando l’ordinanza del Consiglio di giustizia amministrativa di Palermo che aveva disposto l’utilizzazione del Palagiustizia modicano per evitare disagi agli utenti e garantire una migliore amministrazione dei servizi legati alla Giustizia. Una disposizione, quella del Cga, ignorata dal presidente del Tribunale di Ragusa, Giuseppe Tamburini, che, invece, ha accelerato le procedure di trasloco pur in presenza di un nuovo ricorso al Tar: quello presentato dal Comitato a difesa del Tribunale di Modica per chiedere il rispetto dell’ordinanza del Cga.
Nel documento dell’Ufficio tecnico del Comune di Ragusa, inoltre, vengono evidenziati difetti e manchevolezze strutturali nel Palazzo di giustizia ragusano; e l’assenza delle autorizzazioni dei Vigili del fuoco perché, fino ad oggi, non concedibili. Una situazione, dunque, di assoluta precarietà se non di illegalità. Sicuramente in contraddizione con il principio del risparmio ipotizzato dall’accorpamento del Tribunale di Modica a quello di Ragusa. Nella cosiddetta spending review era, fra l’altro, contenuta la clausola di invarianza che imponeva il “costo zero” dell’accorpamento giudiziario: una clausola palesemente disattesa visti anche i soldi spesi per adeguare un altro immobile di Ragusa (l’ex Palazzo Ina di piazza San Giovanni, destinato a diventare un hotel) a sede di uffici giudiziari per sistemare i dipendenti provenienti dal Tribunale di Modica e dalla sezione staccata di Vittoria. Perché tanti soldi quando si sarebbe potuto utilizzare un immobile progettato come Palazzo di giustizia e costato più di dieci milioni di euro? Una domanda a cui qualcuno dovrebbe rispondere.
Ma c’è di più. La nuova geografia giudiziaria sta portando con sé gli inevitabili ritardi nei processi. Un esempio? Il processo ai 35 dipendenti dell’Azienda sanitaria 7 di Ragusa accusati di assenteismo (le denunce e gli arresti risalgono al maggio del 2010) è stato incardinato dal giudice monocratico ragusano il 13 maggio scorso. Ma la prima udienza è stata fissata per il 2 maggio del 2015 quando lo stesso processo sarà rinviato perché il magistrato che ha avuto assegnato il fascicolo sarà trasferito a Catania dal prossimo novembre.
Il procedimento dovrà, quindi, essere riassegnato ad un altro giudice. Così è costretta a funzionare la Giustizia negli Iblei al tempo della spending review.