Se una cosa è emersa chiaramente, nel corso della lunga seduta del Consiglio comunale di martedì sera, è che il sindaco Ignazio Abbate avrà ancora un bel po’ da fare per convincere tutti quelli che dovrà convincere che la sua idea sul Consorzio del Val di Noto sia effettivamente la migliore per Modica. Tra coloro con cui non potrà fare a meno di discutere, ci sono per esempio le associazioni di categoria, che rappresentano il tessuto produttivo ed economico della città. Un punto di vista chiarissimo è stato esposto dal responsabile organizzativo della Cna Carmelo Caccamo: “La provincia di Ragusa – ha spiegato -, fino a qualche anno fa era indicata come isola nell’isola, esempio di modello culturale ed economico: tutto questo deve essere valorizzato. Noi guardiamo con favore all’ipotesi di partire dai dodici Comuni per coinvolgerne altri: non ci scandalizzeremmo nemmeno rispetto all’ipotesi di unirci a Siracusa. Quale sarà il Comune capofila è un argomento che non appassiona i bilanci delle imprese”. Il segretario generale della Cgil di Ragusa Giovanni Avola, che non ha partecipato al Consiglio, annuncia una proposta organica per i prossimi giorni, ma sin d’ora commenta: “Il Consiglio è stato ignorato da tutti, un’inutile passerella post-sangiorgiara. La situazione è quella di una città isolata: ha rotto con Ragusa, non comunica con i tre Comuni limitrofi, perché si sono visti espropriare della propria autonomia, non ha abbagliato i Comuni del siracusano. Il vertice della massima istituzione cittadina, il Consiglio comunale, si affanna nella ricerca di un ruolo diverso da quello del sindaco: aspettiamo il Consiglio vero, per discutere la proposta della città, visto che quella del sindaco è nei fatti abortita”.
Ma è pur vero che la proposta del sindaco resta pienamente sostenuta da altri, a cominciare dal professor Uccio Barone, Preside della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Catania e presidente della Fondazione Grimaldi: “Ci sono momenti della storia di una città in cui la politica deve unire e non può dividere – ha detto in aula -. Il campanilismo non c’entra nulla, ma non si può negare che Ragusa ha diviso per ben due volte il territorio, prima prendendosi la Provincia, poi facendosi la sua piccola Diocesi, e che in conseguenza di ciò si è determinata lì una straordinaria concentrazione di servizi e funzioni di cui Modica ha sofferto. La legge oggi squaderna il territorio e ci interroga su cosa vogliamo fare: se i vecchi capoluoghi pensano di fare i nuovi Consorzi con le burocrazie provinciali tradizionali, noi dovremmo pensare invece ad una struttura nuova e agile, che sperimenti forme inedite di programmazione”. E il sindaco di Abbate ha ribadito le sue valutazioni all’indomani del Consiglio: “Sono profondamente convinto del nuovo progetto. Le peculiarità turistiche ed economiche di Modica sono similari alle città del sud-est siciliano. Vogliamo abbattere l’immobilismo che ha caratterizzato in tutti questi anni il nostro territorio. Si presenta per noi un’opportunità storica di rilancio del tessuto economico, sociale e culturale”.