Una serie di processi negativi si stanno abbattendo su Modica. A partire dalla crisi generale del Paese, che in Sicilia presenta aspetti ancora più pesanti sul terreno economico, sociale e occupazionale. La riduzione del reddito disponibile, la caduta della domanda interna e la contrazione del credito, ad esempio, hanno inferto un colpo micidiale a due comparti storicamente decisivi per la nostra città: il commercio e l’edilizia.
Alla crisi nazionale si sommano negativamente altri fattori specifici. Innanzitutto il drastico ridimensionamento del ruolo comprensoriale della Città. Dopo la liquidazione dell’AZASI, causata anche dalle irresponsabili gestioni clientelari del passato, si è consumata la nefasta soppressione del Tribunale di Modica e, da pochi giorni, la chiusura del Carcere. A queste rischiano di seguire quella dell’Agenzia delle Entrate e dell’INPS.
Modica continua inoltre a perdere competitività nei confronti di altre realtà comunali del territorio ibleo. Diversi Comuni si sono impegnati con determinazione, in questi anni, per dotarsi di infrastrutture, servizi, funzioni e opportunità di crescita.
Alcuni esempi:
Ragusa da 33 anni, anno dopo anno, si batte per ottenere il finanziamento della legge per Ibla (circa 100 milioni di euro) e accorpando il Tribunale di Modica e buona parte del Carcere vede crescere nel suo territorio la presenza dello Stato e le attività connesse alle potenziate strutture giudiziarie. La realizzazione poi del Porto turistico a Marina di Ragusa ha creato nuove opportunità per l’incremento dei flussi turistici legati alla nautica da diporto;
Vittoria è stata individuata dal governo nazionale come una delle 18 Zone Franche Urbane
siciliane, nelle quali le micro, le piccole e le medie imprese godranno, per un periodo di 15 anni, di un consistente abbattimento della tassazione nazionale e comunale. Entro il 2014, poi, sarà completato il primo stralcio funzionale dell’Autoporto, piattaforma logistica di primaria importanza per il comparto ortofrutticolo e per la movimentazione delle merci che attraverso il Mediterraneo raggiungeranno l’Italia e l’Europa;
Comiso, con la recente attivazione dell’Aeroporto, acquisisce una funzione strategica nel settore dei trasporti e dei collegamenti nazionali e internazionali, dando valore aggiunto all’intero territorio ibleo;
Pozzallo, già da parecchi anni, grazie alla struttura portuale svolge una funzione estremamente importante nel settore dei trasporti marittimi, con ricadute positive per la comunità pozzallese e ragusana;
Da oltre un decennio, invece, Modica si è fermata. Per precise responsabilità della sua classe dirigente. Ha spento i motori e non accenna minimamente a riaccenderli. Non ha saputo e non sa né contrastare i processi negativi di spoliazione e delocalizzazione istituzionale, né tanto meno aprire nuove frontiere di sviluppo. Manca nei massimi responsabili della cosa pubblica persino la consapevolezza della gravità della situazione presente
Diventa pertanto imperativo categorico reagire subito e con forza a questo vuoto progettuale e irresponsabile immobilismo. A tal fine bisogna far partire, con la partecipazione dal basso di tutti i cittadini, il grande cantiere dell’identità territoriale, immaginando un nuovo modello di sviluppo sostenibile che faccia perno sulla valorizzazione sistemica delle risorse umane e naturali, materiali e immateriali, di cui la Città dispone: centro storico, beni culturali, paesaggio urbano e rurale, agricoltura di qualità, biodiversità, enogastronomia, spirito imprenditoriale e intraprendenza commerciale, senso dell’ospitalità, creatività, artigianato artistico e di qualità – a partire dall’ormai famoso cioccolato proiettato verso il riconoscimento comunitario IGP. Tutti quanti elementi fondamentali di uno sviluppo non delocalizzabile, ovvero di un territorio che si fa progetto, si fa sistema attraverso la realizzazione di una rete di servizi avanzati.
Questa è la scelta di fondo, strategica, che va compiuta.
In questa direzione si muove la petizione popolare, promossa da un comitato di cittadini aperto a tutti, con la quale si chiede al Presidente della Regione Crocetta una legge per la tutela e la valorizzazione dei centri storici di Modica e degli altri Comuni del Val di Noto, finora esclusi dai finanziamenti regionali, nonostante il riconoscimento UNESCO del 2002. Una legge, sul modello di quella per Ibla, che offra anche agli altri Comuni del Val di Noto, attraverso innanzitutto l’utilizzazione dei fondi comunitari 2014-2020, le stesse opportunità di crescita sostenibile. È a tutti evidente il valore straordinario, sul terreno occupazionale, culturale e turistico di un programma di interventi finanziari volti alla tutela, al recupero e alla valorizzazione dei centri storici.
In questo senso, esiste un nesso forte fra l’insieme dei problemi prima richiamati e le tematiche connesse all’istituzione del Libero Consorzio. Sul terreno politico e istituzionale è indispensabile mettere su un binario corretto e produttivo la questione della scelta che la nostra Città dovrà compiere. Modica ha fatto parte, per quasi 80 anni, della provincia di Ragusa e ha contribuito in modo decisivo a configurare quello che schematicamente si può definire “sistema Ragusa”. Se oggi vengono prospettate – pur se in modo confuso, contradditorio e strumentale – scelte diverse è perché alcuni passaggi e atteggiamenti hanno seriamente incrinato la solidarietà fra i Comuni della provincia e in particolare fra il capoluogo e la nostra città. Un esempio per tutti: l’atteggiamento di Ragusa nei confronti della soppressione del Tribunale di Modica, che interessa non solo Modica ma anche i Comuni di Scicli, Pozzallo e Ispica. Questo passaggio ha dato netta la sensazione di un egoismo territoriale non esente da venature annessionistiche e di un irragionevole e miope municipalismo che contrastano con il ruolo di Comune capofila di un Libero Consorzio e alimentano spinte scissionistiche.
Sarebbe auspicabile che l’intera classe dirigente del Comune di Ragusa si facesse promotrice, al più presto, un’iniziativa politica forte e convincente per quanto riguarda l’utilizzazione delle strutture giudiziarie, cogliendo le opportunità offerte dalla legge nazionale di stabilità per il 2014 e dalla disponibilità della Regione, assegnando ad esempio il penale a Ragusa e il civile a Modica. Così come sarebbe significativo il suo sostegno a una legge in favore di tutti i centri storici del Val di Noto. Credo che la soluzione di questi due problemi potrebbe contribuire a mantenere ancora l’unità e la solidarietà fra i Comuni dell’ex provincia di Ragusa, fattori che rappresentano un patrimonio da non disperdere.
Da qui si dovrebbe partire subito per allargare i confini, nei tempi stretti previsti dalla legge, a tutti i Comuni – da Noto a Caltagirone – riconosciuti Patrimonio dell’Umanità nel 2002, nonché ad altri Comuni – da Rosolini a Mazzarrone – che volessero liberamente aderire, senza escludere l’ipotesi suggestiva di un grande Libero Consorzio che comprenda Ragusa e Siracusa, capace di svolgere un ruolo di primo piano in Sicilia e di competere con la aree metropolitane di Palermo, Catania e Messina.
A chi e a che serve un Libero Consorzio coincidente con la sola ex provincia di Ragusa e per giunta indebolito da diffidenze e conflittualità territoriali? Su questo rifletta principalmente Ragusa.
A chi e a che serve un Libero Consorzio “bonsai”, frutto di un leghismo d’accatto, che va assemblando alla rinfusa, senza alcuna visione progettuale, i Comuni più disparati delle province di Ragusa e Siracusa, sulla base di rancori e risentimenti nei confronti dei rispettivi capoluoghi e magicamente unificati dal riconoscimento della superiorità di Modica comune capofila? Su questo rifletta principalmente Modica.
Sono questi i nodi veri con i quali occorre confrontarsi apertamente e seriamente. È a questo livello di problemi che Modica può esercitare una grande funzione e può acquisire un ruolo strategico. Ciò non è stato finora possibile perché il sindaco di Modica, privo di qualsiasi strategia e incapace di fare squadra persino con il presidente del Consiglio Comunale, ha portato la nostra Città in un vicolo cieco. La sua proposta di Libero Consorzio, poiché non convince nemmeno i Comuni del nostro comprensorio (come dimostrano i flop dei diversi incontri), marcia verso un inevitabile fallimento e poiché ha rotto con Ragusa e gli altri Comuni della nostra ex provincia, isola Modica indebolendone ulteriormente il peso politico e il ruolo strategico. È arrivato il momento di dire basta a questa impostazione perdente e dannosa per la Città che con il passare dei giorni evidenzia, sempre più, da parte del Sindaco, un attivismo di facciata sull’istituendo Libero Consorzio e una tendenza sfrenata ad agitare, peraltro con gli arnesi arrugginiti della vecchia retorica e solo per fini di carriera personale, il vessillo di Modica capoluogo.
La costituzione dei Liberi Consorzi costituisce per tutti i Comuni siciliani e per Modica una grande opportunità di innovazione, di riorganizzazione funzionale dei servizi nel territorio, di crescita e di cambiamento. Facciamo in modo che non venga bruciata nel peggiore dei modi. È ora che il Consiglio Comunale e l’intera cittadinanza si riprendano competenze che sono proprie e non del Sindaco.
Se vogliamo, siamo ancora in tempo a reimpostare strategie che consentano alla nostra città di riaccendere i motori, di rimettersi in cammino e di svolgere una funzione trainante e propulsiva nel più vasto contesto regionale.
Concetto Scivoletto