Raffaele Poidomani ne scriveva già nel 1956: “Il libero Consorzio dei Comuni di cui Modica deve farsi promotrice. Un’occasione decisiva dopo 30 anni di umiliazione e decadenza”. Così titolava – esattamente 58 anni fa, il 20 aprile 1956 – il pezzo di copertina del primissimo numero de “La nuova Provincia”, il settimanale politico che Poidomani fondò nel bel mezzo della campagna elettorale, infilandosi a sorpresa nello scontro fra la Democrazia Cristiana e quel Partito Comunista che ruotava intorno a Virgilio Failla, suo amico fraterno e all’epoca già parlamentare.
Scrivere del Libero Consorzio di Modica dalle colonne di una testata che aveva battezzato come “La nuova Provincia”, equivaleva già a mettere in piazza il suo manifesto ideologico: un’impalcatura solida di puro ragionamento, impastato con la consueta satira feroce. Un’impalcatura, tuttavia, solo disegnata: col tratto in punta di penna, per dare sostanza a quei sogni di cui si confessava pellegrino. “Un foglio di battaglia”, definiva Poidomani il suo giornale, “che non si nasconde dietro le formule ipocrite delle equidistanze o del giornalismo indipendente. Siamo per Modica, per la sua ripresa sul serio”. “Modica potrà dare – continuava nell’editoriale – un contributo apprezzabile ai centri grandi e piccoli della Sicilia sud orientale. E, a sua volta, riceverne un’apprezzabile collaborazione. In questo ravvisiamo il diritto, ma prima ancora il dovere, che Modica ha di riassumere l’antico ruolo di propulsione verso il progresso”. Parole che, rilette con la lente di oggi, sembrerebbero suggerire che si son persi decenni, per mano “del nullismo e del rinunziatarismo teorizzato”, contro cui si scagliava Poidomani.
Il suo riferimento era però alla riforma di quell’anno degli enti locali siciliani, in attuazione dello Statuto regionale, che già allora si riferiva alla forma amministrativa delle “nuove province” come a quella dei “liberi consorzi”.
Con questa prospettiva, Raffaele Poidomani stendeva la sua proposta sul “ruolo di Modica”, che ognuno potrà facilmente rileggere alla luce della più stretta attualità: “Noi affermiamo che Modica ha il dovere di non abbassare il livello della discussione a una meschina questione di vanagloria campanilistica. Preoccupiamoci del programma, dello statuto del Libero Consorzio, non vi è dubbio che i più importanti e vitali problemi della nostra città sono intimamente collegati ai problemi e agli interessi di un elevato numero di altri centri fratelli e contigui, dal Monte Lauro all’Jonio, al Mar di Sicilia. Discutiamo con questi centri del programma di rinascita della zona: ciò facendo Modica si conquista anzitutto la benemerenza di dare un contributo serio al compimento di aspirazioni annose e sacrosante, che riguardano Scicli come noto, Monterosso come Pozzallo e Pachino”. Serviranno forse da monito ai protagonisti della storia politica presente, le considerazioni di Raffaele Poidomani sui rapporti che a suo dire Modica avrebbe dovuto intrattenere con l’eterna rivale: “Discutiamo anche con la vicina e audace Ragusa – suggeriva -. E da tutti questi centri riceveremo a nostra volta un contributo prezioso, indispensabile alla soluzione dei nostri problemi. La rinascita di Modica o sarà comune a tutta una vasta zona o non sarà”. La possibilità che Modica potesse trarre i suoi benefici dalla sola dimostrazione di questa superiorità ideale, insomma, valeva per Poidomani più ancora dell’ambizione al titolo di “capoluogo”: “Solo su questa base dobbiamo considerare e chiedere che sia considerata la questione del capoluogo. Detta questione impostata su tale base non sarà né insolubile né suscettibile di deleterie competizioni campanilistiche. In sostanza: vediamo prima se abbiamo interesse ad associarci, vediamo quali vantaggi tale libera associazione può assicurare a tutti i suoi componenti su un piano di assoluta parità, e poi vediamo dove è più opportuno fissare la sede del Consiglio provinciale”.
Un metodo di lavoro di cui dovrebbero far tesoro i sindaci che oggi cercano per il proprio comune il ruolo di capofila, se si vuole che sia autentica l’apertura di una prospettiva nuova e finalmente fortunata: “Dopo trent’anni di umiliazioni e di decadenza – concludeva Raffaele Poidomani ormai quasi sessant’anni fa, e poco meno di trent’anni dopo l’istituzione della Provincia di Ragusa – questa è l’unica e ragionevole strada per la ripresa modicana. Non sciupiamo l’occasione che ci si offre. I gruppi politici non misurino i sacrifizi. Discutiamo, agiamo, uniamoci. Questa è la nostra battaglia”.
[Fonte: La Sicilia]