Imparare a progettare servizi: A Scicli la “Service Jam”

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Dal 7 al 9 marzo 2014 si è svolta la Scicli Service Jam, una maratona creativa che ha catapultato la città in un contesto internazionale, ha coinvolto trenta persone provenienti da diverse zone della Sicilia e ha generato a quattro ipotesi di nuovi servizi: e l’ha fatto in contemporanea con oltre 100 città nel mondo, tutte aderenti all’iniziativa internazionale delle Global Service Jam, un evento no profit che si svolge regolarmente dal 2011, dedicato alla progettazione partecipata e alla progettazione dei servizi.
Per capire meglio si può pensare all’improvvisazione musicale: ci si riunisce in una sala, ognuno con il proprio strumento e le proprie capacità, e si inizia a suonare improvvisando. Soprattutto si impara a suonare insieme, ad ascoltare gli altri e a tenere conto delle rispettive esigenze.
Una Service Jam funziona allo stesso modo, ma invece di produrre musica si producono idee, progetti, prototipi: Scicli non è nuova a questo esperimento, avendo ospitato già nel giugno 2013 la ScicliGovJam (www.sciclijam.it/govjam), in cui tre giorni un gruppo di 30 persone (tra sciclitani e ospiti internazionali, tra progettisiti e referenti della pubblica amministrazione) ha prototipato cinque nuovi servizi pubblici specificamente pensati per la città di Scicli.
Una bellissima esperienza per tutti i partecipanti, che ha invogliato gli organizzatori a riproporre l’evento, spostando però l’attenzione sui servizi in generale, divulgando tecniche creative e metodologie progettuali: il metodo è quello della progettazione partecipata e condivisa, la ricetta è riunire persone diverse per provenienza, competenza, obiettivi, aggiungere elementi di gioco, creatività, manualità. Gli obiettivi? imparare a progettare un servizio, ma pensando con le mani (doing, not talking! È il mantra che unisce tutte le jam), assimilare le basi della progettazione e capire l’importanza del processo.
Il risultato, anche questa volta, è stato molto soddisfacente: punto di partenza per iniziare a progettare è stato un tema comune alle Jam di tutto il mondo, che in quest’occasione era molto particolare: la pianta in due dimensioni di un cubo, da ritagliare e ricomporre. Oppure da reinterpretare, come hanno fatto molti jammer, confluendo in quattro diverse macroaree: chi ha associato al tema l’idea della città ha proposto il progetto City in a Green Box, un servizio che unisce cittadini, commercianti e PA nel riciclo e riuso dei rifiuti. Un altro gruppo si è concentrato sulla dimensione gioco e magia, e ha ideato il navigatore emotivo MEET, che invece di suggerire i percorsi più brevi utilizza filtri legati alla socialità, agli interessi ricreativi, alla serendipità guidata. Sempre di percorsi, ma secondo un’ottica differente, parlava il progetto Sensory DistrAction: pensato per le coppie con figli che hanno bisogno di ricaricarsi o evadere dalla routine, che propone percorsi sensoriali e creativi. Infine c’è chi ha visto nel tema proposto la manualità, il processo, si è riallacciato al mondo dei maker e ha prototipato il servizio MAMA Sharing, una sorta di banca del tempo tra figli e mamme, in cui è centrale il recupero del sapere generazionale.
La Scicli Service Jam è stata ospitata e promossa da SIKLAB, nascente associazione di promozione culturale e laboratorio di progettazione, e organizzata da un gruppo spontaneo di giovani professionisti: gli sciclitani Vincenzo Di Maria, Pietro Savà e Federica Schembri, affiancati da Claudia Busetto, da Roma e Guglielmo Apolloni, che è appositamente arrivato da Berlino per contaminare il gruppo con l’esperienza internazionale e incuriosito da quello che bolle in pentola nella provincia siciliana.“Da italiano che vive e lavora a Berlino” – dice Guglielmo- “sono rimasto piacevolmente sorpreso dal livello di creatività e imprenditorialità che accomuna le due città. Le differenze rimangono ed alcune sono incolmabili, ma proprio da queste può nascere il vantaggio competitivo di Scilcli come di altre cittadine della provincia italiana rispetto alle grandi metropoli europee. E la prova sono quegli Sciclitani che hanno partecipato alla Jam: molti sono professionisti di ritorno che hanno scelto di vivere e lavorare nella propria città natia rinunciando ai blasonati vantaggi delle grandi città dove hanno studiato e lavorato, per approfittare della qualità della vita.”
Perché dunque non ripensare Scicli come un laboratorio di progettazione a cielo aperto? Come sottolinea ancora Guglielmo “oggi ci sono le possibilità di raccontarlo a tutto il mondo, per portare creativi e contaminatori nella provincia, per creare ponti con le città come Berlino che proprio sulla creatività stanno costruendo la propria economia locale. Se la Jam possa essere un input sufficiente ad attivare i giovani jammer sciclitani ad utilizzare i processi e gli strumenti imparati per progettate esperienze che cambino la vita, lo lascio decidere a loro. In caso affermativo, siamo in tanti designer di professione pronti a supportare.”
Noi lo stiamo già facendo: vi aspettiamo alla prossima Jam!