A leggere l’ultima nota ufficiale del deputato nazionale Nino Minardo i “mal di pancia” nei confronti delle scelte che il partito in cui ha scelto di stare allo scioglimento del Pdl, ovvero il Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano, tanto a Palermo quanto a Roma, non si possono proprio nascondere. “Mi spiace aver assistito in questi giorni ad un dibattito in Aula dove lo stesso Ncd, dopo aver criticato coerentemente questa riforma abbia poi deciso di approvarla rischiando di apparire appiattito a Palermo come a Roma ad una politica di sinistra”, aveva scritto in un sin troppo esplicito inciso del suo comunicato stampa sulla riforma delle Province e dei liberi Consorzi dei Comuni, che alla fine anche il Nuovo Centro Destra ha appoggiato.
Ma a quanto pare questa non è l’unica vicenda che vede Minardo “costretto” a differenziare la propria posizione rispetto a quella del partito in cui milita: “Lo dico pubblicamente, perché sono dell’idea che così debba fare chi ha qualcosa da dire rispetto al suo ruolo pubblico. Io sono nato nel centro destra, lo sono sempre stato, devo difendere i motivi per cui sto da questa parte e non posso negare che molte cose comincino a non convincermi”.
L’eccessivo appiattimento sulle larghe intese, che nei fatti, a detta di Minardo si è trasformato in un appiattimento sulle scelte del Partito Democratico, vale per il voto di martedì scorso a Palermo, ma anche per le ultime vicende romane: “Basta guardare cosa accade su un tema di carattere generale quale potrebbe essere quello della battaglia storica del centrodestra contro ogni tipo di nuova tassazione, cosa che è già stata messa in discussione alla fine del Governo Letta e agli albori del Governo Renzi. Lo stesso si dica per la legge elettorale: noi avevamo fatto delle richieste, finora nei fatti scarsamente prese in considerazione, dalla questione delle preferenze a quella dell’abolizione del Senato, che non viene trattata con carattere di priorità”.
Minardo vuole dunque capire cosa accade, dichiarandosi comunque pronto a difendere la propria identità di “uomo del centro destra” e a fare dunque le scelte conseguenti.