La Squadra Mobile, i carabinieri della Compagnia di Modica e la Tenenza della Guardia di Finanza di Pozzallo, hanno eseguito il fermo di due tunisini di 44 e 32 anni per essersi associati con altri soggetti al fine di trarne ingiusto ed ingente profitto compiendo atti diretti a procurare l’ingresso clandestino nel territorio dello Stato di cittadini eritrei, tutti giovanissimi. Tra i poveri migranti sbarcati ieri mattina a Pozzallo vi sono 50 minorenni, 30 donne e tutti gli altri poco più che diciottenni.
I migranti, 218 in tutto, hanno dichiarato alle forze dell’ordine di essere partiti 4 giorni prima a bordo di una fatiscente imbarcazione e che viste le condizioni del mare, nel pomeriggio dello scorso martedi, gli scafisti avrebbero richiesto soccorso mediante sistema di telefonia satellitare, su forti pressioni dei passeggeri preoccupati per la loro incolumità.
Il soccorso è avvenuto a sud est dell’Isola di Malta da parte di una motovedetta partita da La Valletta che ha fornito la prima assistenza per poi “scortarli” fino alle acque siciliane dove le motovedette della Guardia Costiera Italiana hanno provveduto a soccorrere i migranti facendoli salire a bordo ed accompagnandoli al porto di Pozzallo.
Dopo un’attenta opera di convincimento alcuni migranti hanno vinto la paura di essere oggetto di ripercussioni da parte degli scafisti e avrebbero riferito alla Polizia Giudiziaria le modalità del loro viaggio della speranza e dei rischi occorsi durante la traversata.
Tutti i migranti ascoltati come testimoni riferivano di aver deciso di fuggire dai loro paesi d’origine in quanto le condizioni di vita erano terribili, tra guerre civili e dittatura. Una volta deciso di scappare, la strada “obbligatoria” era quella di andare in Libia dove le organizzazioni criminali locali si occupano di reclutare i poveri disperati ed in cambio di circa 4.000 euro li mettono su imbarcazioni precarie per far raggiungere le acque internazionali dove poi chiedono soccorso in modo preordinato e strumentale al fine di essere trasportati in Italia.
Individuata l’identità dei due scafisti tunisini, gli stessi sono stati ritenuti responsabili di aver percepito ingenti somme di denaro al fine di procurare l’ingresso clandestino in Italia dei migranti messi in serio pericolo di vita considerate le condizioni dell’imbarcazione utilizzata per la traversata. I testimoni dopo aver fornito un’attenta descrizione dei responsabili dell’organizzazione criminale, indicavano senza alcun dubbio colui che aveva condotto l’imbarcazione e colui che si occupava del motore e navigatore satellitare, elementi facenti parte di una complessa associazione a delinquere gravitante in Libia. Inoltre la Polizia Scientifica ha fornito un fondamentale elemento di prova a carico dell’arrestato ovvero il possesso di due passaporti tunisini validi, elemento che porta gli investigatori a credere che gli scafisti al termine dello sbarco avessero intenzioni di fuggire per raggiungere nuovamente il loro paese. A seguito della perquisizione personale a carico dei due scafisti, sono state rinvenute diverse centinaia di dollari americani, parte del loro compenso in quanto componenti dell’equipaggio dell’imbarcazione. Al termine dell’Attività di Polizia Giudiziaria, i due arrestati sono stati condotti presso il carcere di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria Iblea che è stata autorizzata dal Ministro della Giustizia a procedere nei confronti degli indagati anche se il reato è stato commesso in acque internazionali. In corso complesse indagini con i gruppi di investigatori presenti in territorio estero sugli altri componenti dell’associazione a delinquere di cui l’odierno fermato è solo uno dei componenti.