I viaggiatori esperti e consapevoli l’hanno definito un angolo di Berlino nel cuore di Modica. E in effetti, per la città alta, assistere alla mutazione genetica della vecchia scuola di San Teodoro in centro culturale e laboratorio permanente è stata una vera e propria sfida a vincere diffidenze, apatie, ritrosie: il Borgo degli Artisti ha acceso una miccia, bruciante creatività e tensione al futuro, che ha dato fuoco alle polveri di un intero quartiere, oggi chiaramente e nuovamente proteso alla ricerca di un’identità intorno all’impresa culturale. Finanziato con 150 mila euro dall’Anci nell’ambito di un bando nazionale, il progetto Borgo degli Artisti ha sviluppato, nell’arco di un anno e mezzo, un lavoro di analisi e progettazione per la rigenerazione urbana di Modica Alta e proposto eventi aperti al territorio in quello che ormai è diventato “Orfanotrofio Modica”, il centro culturale che ora – esaurito il finanziamento Anci – toccherà alla città trovare il modo di valorizzare. “Borgo degli Artisti – spiega Angelo Cannizzaro dell’associazione Mediterranean Planners, responsabile scientifico del progetto – dopo un anno e mezzo di sperimentazione è un format di rigenerazione urbana dei centri storici che intendiamo sviluppare ulteriormente e riproporre anche in altri contesti, a Modica o in altre città”.
In che modo si è svolto il vostro rapporto di collaborazione con coloro che hanno lavorato a BdA? Cosa potranno fare adesso?
Al progetto hanno partecipato a vario titolo moltissimi cittadini modicani e non, alcuni come semplici spettatori, altri si sono impegnati alla costruzione e alla realizzazione degli eventi, e soprattutto una cinquantina di giovani artisti hanno collaborato alla costruzione di un progetto culturale collettivo che è ancora attivo e perennemente in cerca di risorse umane e materiali.
Quali dinamiche hanno contraddistinto il rapporto tra BdA e Modica Alta?
Il quartiere si è aperto all’iniziativa con qualche riserva nei primi mesi, ma il progetto è stato costruito per coinvolgere gli abitanti in maniera attiva e man mano che le attività si sono susseguite, la partecipazione degli abitanti si è intensificata in termini quantitativi e qualitativi. Oggi possiamo dire che per Modica Alta BdA è soprattutto una comunità di persone che lavorano per lo sviluppo del quartiere.
Come ci raccontate il vostro rapporto di collaborazione con il resto della città e delle sue realtà culturali?
Modica è una delle città siciliane tra le più ricche di cultura. Numerose e valide sono soprattutto le associazioni culturali attive e presenti sul territorio. Lo spessore di questa realtà è stato per noi fonte d’ispirazione e materia viva oggetto di ascolto e ricerca specifica. Il risultato di queste osservazioni ha rivelato un deficit di collaborazione tra i diversi soggetti. Un deficit che BdA ha provato a colmare almeno in parte, ponendosi come un contenitore aperto e un luogo di confronto tra soggetti animati dalla stessa mission.
Sicilian Flavour ha rappresentato il culmine del vostro lavoro, cosa ha rappresentato quest’esperienza dal vostro punto di vista e in che modo racconta BdA?
Sicilian Flavour, come è stato già scritto, è un atto d’amore per Modica Alta, come del resto è stato BdA. Un segno di riconoscenza a un quartiere e ai suoi abitanti, i quali vivono con pazienza e con un sincero e sicilianissimo fatalismo il senso d’abbandono che la perdita di funzionalità e il progressivo spopolamento hanno generato. Per usare un’immagine esemplificativa, Modica Alta è come una nonna i cui nipoti vengono a trovarla di rado e quando vengono è sempre una festa.
Che cos’è oggi San Teodoro – OM?
OM-Orfanotrofio Modica è la risposta ad alcune delle esigenze evidenziate dagli abitanti di Modica Alta. È uno spazio culturale polifunzionale animato da attività quotidiane di studio, ricerca e produzione e anche un contenitore di eventi sociali. La mission di OM è quella di favorire la socializzazione promuovendo progetti collettivi, offrendo quindi ai cittadini spazi e terreni di confronto, opportunità di formazione e di lavoro. Innovazione e cooperazione sono i presupposti di quel processo di auto-rigenerazione del tessuto sociale e urbano che, tornando all’immagine precedente, può riavvicinare qualcuno dei nipoti alla nonna.