Dodici ore “parcheggiata” su una barella nel corridoio del Pronto soccorso, con un codice rosso per un rischio ictus, finché i figli esasperati non si sono decisi a chiamare i Carabinieri: è l’estrema sintesi di una ben più drammatica odissea toccata ad un’anziana modicana di 84 anni, che è arrivata all’Ospedale maggiore di Modica intorno alle 15 di mercoledì pomeriggio ed è rimasta in attesa di soccorso fino alle 3 del mattino successivo. I figli della signora l’avevano accompagnata su consiglio del medico di famiglia che, di fronte ad un improvviso e grave malore, aveva suggerito l’immediato ricovero con la diagnosi di un principio d’ictus, raccomandando che si effettuasse immediatamente una Tac. E in effetti, una volta giunta al Pronto soccorso, le è stato immediatamente assegnato il codice rosso. “Ma dopo che nostra madre è stata chiamata – denunciano i figli -, è rimasta poi nelle stanze attigue al Pronto soccorso fino alle 19 circa, quando finalmente le hanno fatto i prelievi e i raggi, dicendoci però che non era possibile fare la Tac per un guasto ai macchinari. Dato che poteva trattarsi di un ictus, ci siamo molto preoccupati per questo, ma i medici ci hanno detto che bisognava trovare un modo per portarla a Scicli e che, in ogni caso, dato che non c’erano posti disponibili per il ricovero, ci saremmo dovuti arrangiare da soli per trovare una collocazione in un altro Ospedale, a Scicli, a Ragusa o a Vittoria. Abbiamo fatto decine di telefonate, ma senza ottenere nulla. Intorno alle 21 è arrivato l’esito delle analisi, che intanto diagnosticava una polmonite con versamento pleurico e una anomalia cardiaca”. Ciononostante, a detta dei familiari la signora è stata lasciata nel corridoio, anche perché il Pronto soccorso è stato nel frattempo molto occupato con i feriti dell’incidente, poi rivelatosi mortale, che si è verificato nel tardo pomeriggio di mercoledì in contrada Mauto. Insomma, con personale e strutture insufficienti, non c’è stato modo di dare assistenza a questa anziana, fino a quando i familiari si sono sentiti dire che sarebbe stato necessario attendere fino alla mattina seguente per fare la Tac o provvedere al ricovero e a quel punto loro si sono decisi a chiamare i Carabinieri: “Quest’intervento – spiegano – è servito solo a spingere i medici a fare un’iniezione di antibiotico. Ma se nostra madre avesse avuto davvero un ictus in corso, avrebbe avuto tutto il tempo di morire”.
Al di là delle spiegazioni sul caso specifico, il primario del Pronto soccorso Roberto Ammatuna conferma che purtroppo la Tac non funziona e che ogni giorno si assiste a scenate di pazienti e familiari inferociti: “Non è un mistero che questo Pronto soccorso stia attraversando un momento molto difficile – spiega – ed è assurdo che per riparare un guasto a una Tac trascorra più di una settimana. Questo genera disagi a vari livelli, anche perché siamo continuamente costretti a portare i pazienti avanti e indietro da Scicli e non sempre è possibile”.
[Fonte: La Sicilia]