C’è un giudice a Palermo…

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“Ci deve pur essere un giudice a Berlino”, ebbe a dire il povero mugnaio Arnold nella Prussia del XVIII secolo, andando a cercare giustizia per il suo mulino ingiustamente perduto – dopo che un certo barone gli aveva deviato le acque impedendogli di lavorare -, direttamente nella capitale, al cospetto di Federico il Grande.
Senza bisogno di scomodare Federico di Prussia e nemmeno il Bertold Brecth che lo ricordò, per continuare a sperare che possa esserci da qualche parte una giustizia autentica, nell’accezione sostanziale e non solo formale del termine, gli avvocati di Modica sono andati a cercare il loro giudice a Palermo. E lo hanno trovato.
La sentenza del Consiglio di Giustizia Amministrativa che la settimana scorsa ha passato un bel colpo di cancellino su ampi paragrafi del Decreto Ministeriale con cui è stato soppresso il Tribunale di Modica e ha autorizzato il funzionamento del Palazzo di Giustizia “senza i limiti originariamente apposti dal ministro” è destinata a fare giurisprudenza e a riscrivere per i tribunali minori di tutta Italia la storia delle conseguenze di questa riforma (ne ha parlato anche Il Sole 24 Ore).
Andando al sodo e cercando di sintetizzare che cosa significa questa sentenza, diciamo che il Cga ha chiarito che il Ministro non aveva l’autorità di stabilire come utilizzare le sedi di cui dispone il Tribunale (e quello di Ragusa dispone anche della sede di Modica!) perché questa autorità spetta esclusivamente al presidente del Tribunale.
Ora dunque non ci sono più alibi.
Non ci sono Ministri tagliagole, non ci sono gelidi Sottosegretari, non ci sono insensibili superburocrati che tengano e dietro i quali ci si possa nascondere per chiedere a un modicano qualunque – non solo ad un giudice, a un avvocato, ad un povero cittadino che è stato negli anni passati costretto a rivolgersi al Tribunale – di rassegnarsi per sempre a vedere il Palazzo della Giustizia lentamente svuotarsi e lentamente morire.Ora tutta la responsabilità ritorna sul territorio, che è liberissimo di organizzare come crede il funzionamento del proprio sistema giudiziario attraverso l’utilizzo di tutte le possibili sedi.
Ora questa responsabilità e questa libertà sono concentrate nelle mani di una sola persona: il Presidente del Tribunale di Ragusa Giuseppe Tamburini.
Alla sentenza del Cga Tamburini non ha reagito. Non ha reagito nemmeno al fatto che il sindaco di Ragusa Federico Piccitto, fingendo di ignorare l’evoluzione della questione, gli abbia scritto proprio in questi giorni una bella letterina per annunciargli che le stanze di Palazzo Ina sono quasi pronte per accogliere gli uffici sfrattati da Modica.
Alle decine di telefonate che da tutte le nostre redazioni si sono affollate sulla sua linea, Tamburini ha risposto dicendo di non essere intenzionato a rilasciare dichiarazioni e di avere bisogno di riflettere e, anzi, di mettersi gentilmente in contatto con la sua segreteria, dove il dott. Filippo Pasqualetto ci avrebbe tenuti informati dello stato di avanzamento delle sue riflessioni.
E il paziente Pasqualetto (peraltro da anni strenuo sostenitore della battaglia in difesa del Tribunale di Modica) ha spiegato che a rendere più difficoltosa questa già parecchio imbarazzante riflessione c’è il fatto che il Ministero ha comunque fissato in due anni il termine per la dismissione delle sedi giudiziarie soppresse e quindi che qualunque nuova soluzione si dovesse andare a individuare, probabilmente non durerebbe più di un anno e mezzo (qui trovate il nostro articolo).
Ma in una riforma così travagliata com’è quella che riguarda il riordino della geografia giudiziaria, su cui, al pari di questa sentenza del Cga palermitano, incideranno le legittime rivendicazioni di molti territori, è davvero difficile pensare che il limite temporale possa rivelarsi infine l’unico insormontabile. E il perché è presto detto.
Se oggi Tamburini si decidesse a trovare una soluzione efficace, capace di tirare fuori il sistema giudiziario provinciale dagli angusti meandri del Palazzo di Giustizia di Ragusa, capace di rinunciare a pagare i costi di mantenimento di un palazzo del Comune di Ragusa e di qualche altro appartamento privato nei dintorni, se oggi Tamburini si decidesse a utilizzare il Palazzo di Giustizia di Modica, costato 11 milioni di euro alla collettività e rimasto desolatamente vuoto, come sede staccata del Tribunale di cui è Presidente, ci sarebbero poi due anni di tempo per dimostrare che si tratterebbe della più razionale ed efficace soluzione per coniugare criteri di efficienza, efficacia ed economicità, e dunque per rivendicare e ottenere la possibilità di applicarla in modo definitivo.
Certo, a tirare Tamburini fuori dal pozzo oscuro di tutti i suoi legittimi dubbi e a confortarlo circa il fatto di potersi prendere la libertà e la responsabilità di decidere, potrebbero pure affacciarsi coloro che più di tutti dovrebbero avere a cuore il buon esito di questa vicenda.
E il primo tra questi dovrebbe essere senz’altro il sindaco di Modica Ignazio Abbate che, per quanto abbia da sempre dimostrato di non riuscire a entusiasmarsi per questa battaglia come riesce a entusiasmarsi per altre, dovrebbe sbrigarsi ad andare a Palermo, bussare alla porta del Governatore Crocetta, farsi riconfermare per iscritto la disponibilità tante volte annunciata di farsi carico di una parte dei costi di mantenimento del Palazzo di Giustizia, impegnarsi lui stesso in questa direzione e portare queste carte sotto il naso di Tamburini, pretendendo che non perda più tempo. Del resto, ad Abbate non dovrebbe sfuggire che in tal modo potrebbe lui stesso razionalizzare i costi di mantenimento della struttura, nella quale, pur ricollocando ad esempio tutta la sezione Civile, resterebbe comunque almeno un piano libero da poter sfruttare per altri scopi e con un ritorno anche economicamente interessante.
Insomma… Come il mugnaio Arnold trovò il proprio giudice a Berlino, Modica ha trovato il proprio giudice a Palermo, un giudice capace di assumersi la responsabilità di decidere. Ma ora troveremo anche un Governatore alla Regione, un sindaco a Modica e, the last but not the least, un Presidente al Tribunale di Ragusa capaci di dare un senso alla parola “giustizia”?