Per vedere riaperto il Castello dei Conti di Modica bisognerà attendere ancora, dopo aver atteso già oltre sei anni, da quando cioè sono iniziati i lavori di restauro, recupero e adeguamento funzionale, grazie ad un finanziamento comunitario di 5,5 milioni di euro. Nei giorni scorsi è stato fatto un nuovo sopralluogo: “In una parte del Castello i lavori sono già quasi ultimati – spiega l’assessore ai lavori pubblici, il vicesindaco Giorgio Linguanti – e mancano ormai solo piccoli interventi. Nella parte settentrionale l’impresa deve ancora fare dei lavori, che si protrarranno più a lungo. In ogni caso stiamo cercando di valutare bene la situazione, per decidere sulle prospettive di apertura e sull’utilizzo dei locali già pronti”. All’interno dell’area del Castello, operano infatti due ditte: la ditta Zaccaria, che è stata notevolmente rallentata nel proprio lavoro dall’intervento degli scavi archeologici che hanno portato alla luce nuove e interessanti scoperte sulla storia del maniero, e la ditta Cassano, che invece ha già quasi ultimato le opere di restauro dell’edificio principale. Essendosi esauriti i fondi destinati a questa parte dei lavori, si è pensato nei mesi scorsi di richiedere l’autorizzazione all’impiego dei ribassi d’asta per realizzare le opere di impiantistica e illuminazione, oltre che per sistemare la scala e l’ingresso.
Per il resto le grandi sale del Castello sarebbero già pronte ad essere aperte, come sono state aperte l’anno scorso, in occasione della Giornata del Fai. L’idea originaria, alla base del progetto dell’architetto Salvatore Tringali, è quella di fare del castelloun centro culturale polivalente: “Un centro che potrà essere sicuramente all’avanguardia – si legge nella presentazione di Tringali – sia sotto il profilo dell’innovazione e delle funzioni in esso racchiuse, che sotto il profilo della rappresentanza dell’intero comprensorio; il Castello dei Conti di Modica rappresenta, infatti, un unicum per forma e carattere oltre che un simbolo storico-architettonico”.
Soluzioni “uniche” per un luogo “unico”, dunque, per restituire ad un territorio che va ben oltre i confini della città, l’immenso patrimonio che ancora trabocca dalle fondamenta di quello che fu il simbolo della Contea. L’idea è quella di sperimentare la formula inedita di un centro congressi, completo di sale riunioni e sale di rappresentanza, di una foresteria e di un museo, che andrà ad affacciarsi direttamente sul complesso archeologico, dove gli scavi realizzati a cura della Soprintendenza sono stati in parte possibili proprio nell’ambito del finanziamento Pit. Così sono venuti alla luce tombe, cisterne, ambienti che erano probabilmente delle celle, e una struttura muraria possente. Queste aree archeologiche dovrebbero essere rese fruibili grazie alla realizzazione di apposite passerelle e valorizzate grazie ad un impianto di illuminazione esterna.