Scoglitti è al collasso, sta letteralmente cadendo a pezzi. Me l’avevano segnalato da più parti e ho voluto andare a constatare di persona e a documentarlo, macchina fotografica alla mano, non appena le condizioni climatiche me lo hanno permesso.
Il mio tour, o meglio, il mio slalom tra gli ostacoli inizia già sulla Vittoria Scoglitti che, a tratti, presenta le buche, più o meno grandi, tanto note ai vittoriesi. Arrivo in piazza, caffè con un amico e via. Ma da dove si comincia? Decido di andare alle spiaggette, una delle mie zone preferite. Lo scenario è desolante. Il problema qui non riguarda la strada ma la pulizia dell’arenile. Tutto giace in stato di abbandono. Chiaramente, deduco, le mareggiate e le pessime condizioni meteo delle ultime settimane hanno dato il loro massiccio contributo ma il mio amico, che mi fa da cicerone, mi mostra una cassetta con bottiglie e rifiuti vari e mi racconta che giace li da mesi perché da queste parti, finita l’estate, si spengono i riflettori.
Risaliamo in macchina, direzione Cammarana. Anche qui tutto sommato le condizioni del manto stradale non sono pessime. Ottimali no di certo, in qualche breve tratto manca ( ma non è una novità) il guard rail e le belle palme nane che abbellivano il lungomare quest’estate sono secche e ingiallite ma la strada è comunque tranquillamente transitabile. Sulla spiaggia, però, le scene di abbandono totale sono molto simili a quelle che ci siamo appena lasciati alle spalle.
Ok, non sarà Rimini ma tutto sommato da quello che mi avevano raccontato pensavo di peggio. Quantomeno le enormi montagne di sabbia che ho fotografato un paio d’anni fa e che ostacolavano il transito di qualsiasi mezzo sono un lontano ricordo. Del resto l’assessore alle manutenzioni, Angelo Dezio, la settimana scorsa al telefono me l’aveva assicurato: “Per quello che possiamo vogliamo curare Scoglitti tutto l’anno e gli operai saranno ogni settimana sul posto”.
Invertiamo la marcia, direzione Riviera Gela. E qui la devastazione di cui mi hanno parlato prende forma. Le prime montagne di sabbia appaiono all’altezza degli scheletri degli chalet estivi e si estendono per diversi metri, a intervalli regolari, lungo tutto il lungomare. Il marciapiede, di conseguenza, non è transitabile ma anche qui almeno la strada si. Certo è una magra consolazione, mi viene da pensare, se ci si mette nei panni dei turisti che atterrano al Magliocco in cerca dei meravigliosi luoghi di Montalbano.
Penso anche che percorrere per intero la Riviera Gela sia un po’ come salire in auto sull’Etna. Man mano che si va avanti i cumuli di sabbia aumentano, come quelli di neve, agli angoli delle strade e preparano psicologicamente all’arrivo verso la vetta.
La vetta, il culmine, la punta di diamante arriva poco prima di Baia Dorica. Qui i devastanti crolli del marzo e dell’ottobre 2013 hanno come inferto delle ferite mortali al bel lungomare scoglittiese. La strada è collassata su se stessa, come implosa, come inghiottita. Da qui in poi sembra che la frazione rivierasca sia stata letteralmente bombardata. Ovunque transenne e paletti a limitare la circolazione dei mezzi, segnaletica abbattuta, persino un lampione sradicato e solo per un caso fortuito c’è proprio in uno dei due tratti interessati un ampio marciapiede che permette alle auto di salire e oltrepassare il tratto crollato.
E’ fin troppo chiaro che su questo spettacolo sconcertante va fatto calare il sipario immediatamente e mentre da Palazzo Iacono ripetono da mesi che si tratta di interventi radicali di cui deve farsi carico la Regione la frazione sembra invocare aiuto a gran voce. A chi vive qui tanto d’estate quanto d’inverno, invece, sembra non importare più nulla di chi siano le competenze e le responsabilità. Che si faccia presto! Questa, oramai, è l’unica cosa che conta.