Unioni civili, la bagarre delle firme

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L’istituzione del registro delle Unioni Civili, fatto di per sé storico in qualunque realtà comunale, a maggior ragione se in una piccola come Ragusa, può diventare una lobby di firme? E’ il paradosso che ha messo in evidenza una parte dei consiglieri comunale di Ragusa quando, per la seconda volta, il Consiglio comunale è stato chiamato a trattare il punto all’ordine del giorno relativo all’istituzione del Registro delle Unioni Civili. Nei mesi addietro, precisamente a luglio, 350 cittadini avevano firmato una petizione in cui chiedevano all’Amministrazione questa istituzione. Ben benino gli organizzatori, nonostante il solleone dei mesi estivi invitasse ad andare al mare, si sono, invece, recati al Comune a far convalidare ciascuna di quelle 350 firme.

Il 28 gennaio, poche ore prima l’inizio dei lavori consiliari, su questo punto all’ordine del giorno, vengono sciorinate in aula ben oltre 500 firme, dunque quasi doppiando numericamente le precedenti. Questa volta si chiedeva, di contro, che il punto venisse approfondito in città, prima di essere trattato in aula, perchè, a dire dei sottoscrittori, era mancato il dibattito.

Questa pregiudiziale ha portato via circa tre ore di tempo per stabilire se poteva essere accolta o meno tale richiesta, poi il consiglio, o meglio la sua maggioranza, è andato avanti per la strada che aveva intrapreso, adottando l’atto.

La cosa che mi è sembrata davvero paradossale, avendo assistito a buona parte della seduta del consiglio comunale, è come si possa ingessare un’aula su una richiesta talmente speciosa.

Io non entro nel merito del punto, perché ognuno avrà legittimamente la propria convinzione. Dunque ritengo che non ci sia una posizione giusta e una errata, sempre partendo dal fatto che ciascuno ha il proprio punto di vista: il mio, per amor di cronaca, è favorevole alle Unioni Civili.

Dunque tralasciando, per un attimo l’argomento, ritengo inopportuno e non rispettoso porre sullo stesso piano chi ha fatto le cose come legge impone, e chi, in modo frettoloso, ha raccolto firme su firme, chiedendo che avessero la stessa legittimazione delle precedenti.

Fatto questo inciso di carattere forse tecnico, passo oltre, sostenendo che il dibattito si crea in una qualunque comunità o gruppo di amici quando c’è un interesse sull’argomento.

Si sapeva che era stata formalizzata una richiesta di istituire il Registro delle Unioni Civili; si era a conoscenza che l’Amministrazione aveva provveduto ad approvare l’atto lo scorso ottobre, e dunque chi avesse voluto, avrebbe certamente potuto organizzare dibattiti, petizioni, raccolta di firme, incontri, convegni e via discorrendo. Chiunque, singoli o associazioni, consiglieri o movimenti, erano liberi di promuovere confronti su questo tema che ha una sua delicatezza di fondo, ma che è decisamente al passo con quanto sta avvenendo su scala globale, almeno in quelle democrazie illuminate e all’avanguardia.

Detto ciò mi sono ripetutamente chiesta in quelle lunghe ore di dibattito e sospensioni in aula, perché nessuno ha ritenuto opportuno far questo nei tempi congrui, salvo poi, dodici ore prima dei lavori consiliari, sostenere la tesi delle 570 firme e chiedere un ulteriore rinvio?

Io ho cercato realmente di capire, ma non ci sono riuscita. Non sono riuscita a capire perché, dall’approvazione della giunta (2 ottobre 2013) alla discussione in aula (28 gennaio 2014), dunque con una distanza temporale di quattro mesi tondi tondi, non è venuto in mente ad alcuno che in città non vi fosse stato un dibattito.

C’è stato chi ha detto che era compito dell’Amministrazione promuoverlo. Ma l’esecutivo aveva già detto la propria sull’argomento, dunque, secondo me, spettava a chi riteneva che si dovesse promuovere un confronto con la città, organizzarlo.

E poi, mi chiedo, si voleva un rinvio del punto solo per approfondirlo e rendere edotta la comunità ragusana, oppure per non trattare il punto che, evidentemente per molti, rimane ancora un argomento spinoso, facendo erroneamente passare il principio che riguardasse esclusivamente la regolamentazione giuridica del rapporto in coppie omosessuali, passaggio assolutamente infondato?

Se la città aveva così tanto bisogno di sapere e di informarsi, come giusto che sia, sarebbe bastato collegarsi su internet, e leggere cosa istituisce un simile regolamento, peraltro approvato in tantissime città italiane, tra cui Palermo per non andare troppo lontano. D’altronde, ragionando in modo consequenziale, il Comune di Ragusa, nella stesura del proprio regolamento, avrebbe di certo preso come esempio quanto fatto in altre realtà italiane, dunque era ben facile capire quali indicazioni e dettami sarebbero stati inseriti nel Registro delle Unioni Civili.

Poi, come detto da tanti, liberi di utilizzarlo, liberi di condividerlo, e liberi di rispettarlo… ma forse questo è proprio quello che è mancato.