Ricordare il paradosso di una città che punta sulla cultura come modello di sviluppo eppure non ha una Biblioteca, ogni tanto male non fa: l’interrogazione presentata nei giorni scorsi dal Consigliere comunale di Megafono Michele Colombo riporta all’attualità la questione della ricollocazione e della fruizione delle istituzioni culturali in spazi tuttora chiusi (la Biblioteca a Palazzo Moncada, al pari dei Musei Civico ed Etnografico a Palazzo dei Mercedari e della Pinacoteca a Palazzo Polara, per non parlare del Castello dei Conti). “La città di Modica – ha ricordato Colombo nella sua interrogazione – continua a non avere una biblioteca degna di tale nome. Sei anni fa, venne predisposto una sistemazione temporanea e, sulla scorta di tale decisione, fu allocata al secondo piano del Palazzo della Cultura, in uno stanzino che misura 3×4 metri, una vera indecenza! Siamo abbondantemente fuori termine per poter definire tale sistemazione temporanea. L’immenso patrimonio librario è stipato in diverse sedi e quindi non solo non è fruibile, ma è a rischio deterioramento”. Basti pensare che all’interno del vecchio Palazzo delle Poste, nonostante il trasloco di molti libri effettuato lo scorso anno per far posto agli uffici comunali, sono ancora accantonati di lato antichi volumi non certo in buono stato. Proprio nei giorni scorsi pare sia stato fatto un sopralluogo congiunto tra Comune e Soprintendenza: una soluzione temporanea, tra quelle al vaglio, potrebbe essere quella di adibire altri spazi del Palazzo della Cultura, magari allestendo adeguatamente le pareti della sala conferenze, per poter intanto mettere al sicuro, esporre e rendere disponibili al pubblico un maggior numero di volumi.
Ma resta aperta la questione cruciale, anch’essa oggetto dell’interrogazione di Colombo, ovvero quella dell’apertura di Palazzo Moncada, che è stato restaurato proprio allo scopo di diventare sede della Biblioteca. Negli anni, la vicenda di questo restauro finanziato con 525 mila euro dei fondi della legge 433 si è fatta complicata: “I lavori sono praticamente finiti – ricorda l’architetto Stefania Minardo, che è uno dei progettisti incaricati – ma la prima ditta è fallita e non si sono potute completare la fasi di collaudo. Riaffidati i lavori alla seconda ditta tra quelle che avevano partecipato all’appalto, abbiamo dovuto presentare una perizia di variante, per la quale siamo in attesa di convocazione da parte della Protezione Civile. Alla fine si tratterà di fare solo piccoli interventi che riguardano gli impianti e poi il Palazzo si potrà aprire”. Per il completamento dei lavori il Comune si era già da tempo impegnato a reperire i 70 mila euro necessari, a integrazione del finanziamento regionale.