Si è spento uno degli ultimi padri conciliari viventi. Monsignor Salvatore Nicolosi, per 28 anni vescovo della diocesi di Noto, è morto questa mattina, alle 6. A darne la notizia il vescovo di Noto, Antonio Staglianò, insieme agli emeriti, Giuseppe Malandrino e Mariano Crociata. Il presule avrebbe compiuto 92 anni il mese prossimo. Pastore attento e premuroso, di salda dottrina, ma anche con grandi doti pastorali, monsignor Nicolosi guidò con sapienza la diocesi di Noto che comprende anche quattro comuni iblei: Modica, Scicli, Ispica e Pozzallo. “Riconoscenti per i suoi 28 anni di ministero episcopale, prodigato con paterna sapienza a servizio della nostra Comunità Diocesana sulle orme del concilio Vaticano II, essendone stato padre conciliare, lo affidiamo – affermano monsignor Staglianò ed i vescovi emeriti – alla misericordia di Dio Padre ed eleviamo la nostra corale preghiera di suffragio per la sua anima”. Sabato alle 20 sarà celebrata una veglia di preghiera. I solenni funerali saranno celebrati lunedì, alle 16, nella Cattedrale di Noto dove verrà allestita, sabato mattina, la camera ardente. Monsignor Nicolosi era nato a Pedara il 20 febbraio del 1922. Ordinato sacerdote bel 1944, a 41 anni venne eletto vescovo di Lipari. Nel 1970 venne trasferito a Noto, dove rimase per 28 anni. Momento forte del suo lungo episcopato è stata la dettagliata Visita Pastorale alla Diocesi. Tra le tante realizzazioni pastorali, due storiche per la Chiesa netina sono state il gemellaggio con la giovane Diocesi di Butembo-Beni (Repubblica Democratica del Congo) siglato solennemente nella Cattedrale di Noto il 21 aprile 1988, in occasione del XXV della sua Consacrazione episcopale, e la celebrazione del secondo Sinodo diocesano (1995-1996). Nel mese di aprile aveva celebrato i 50 anni di ordinazione episcopale a Noto. In quell’occasione, a Noto si erano radunati gli arcivescovi e vescovi di Sicilia. Monsignor Nicolosi ha lasciato una lettera. “C’è una bella coincidenza: siamo anche nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, durante il quale – scrive Mons. Nicolosi – papa Giovanni XXIII mi ha nominato vescovo. Ho sempre pensato il Concilio come una grazia unica, che ha segnato il mio episcopato e che ha permesso a noi e a tutti gli uomini una comprensione più autentica della vita e della missione della Chiesa. Abbiamo meglio capito che il Signore va incontrato e riconosciuto nelle Scritture, nell’Eucaristia, nei poveri e nella comunione fraterna. Ci siamo pensati come popolo di Dio chiamato ad «annunciare le meraviglie del suo amore» e ci siamo aperti al dialogo con tutti gli uomini, guardando il mondo con amicizia e simpatia. Per questo ho voluto il secondo Sinodo diocesano”. E già in quell’occasione, ripeteva: “Ora io guardo al mistero della vita eterna! Vi ringrazio ancora dell’affetto… Vi chiedo perdono di ogni mancanza di amore e attendo che la mia esistenza si compia nell’abbraccio del Padre, ricco di misericordia e di perdono. Sempre tutti vi porto nel mio cuore, sempre vi ricordo nella preghiera. Grazie!”. Deciso fu il suo intervento contro la Grande Opera di Maria, dalla quale mise in guardia sacerdoti e fedeli. Nel 1988 emanò un “editto” nel quale chiaramente spiegava che l’organizzazione era al di fuori della Chiesa Cattolica. Orientamento poi confermato dai suoi successori.