La “volatilizzazione” di un emendamento approvato dal Parlamento – fatto gravissimo! – (erroneamente definito “salva Comiso”) è un duro colpo che i Palazzi romani hanno inferto al nostro Comune.
L’emendamento in questione, sia detto per chiarezza, non riguardava “mancette” da incassare, serviva a colmare la lacuna di una legge che, in definitiva, chiede l’impossibile ( far quadrare conti sbilanciati relativi ad entrate ed uscite accertate); esso avrebbe consentito al Comune di Comiso, sulla base della realtà dei fatti e dell’obbiettività dei numeri, il riequilibrio del bilancio nel triennio 2011- 2013, ben inteso, onorando e pagando i debiti pregressi; avrebbe avviato, cosa che auspico da anni, la normalizzazione della vita amministrativa, che significa: bilanci di previsione adottati prima che inizi l’esercizio, possibilità di programmazione di chi amministra e di controllo da parte dell’opposizione.
Invece niente di tutto ciò. Il potere centrale costringe ad amministrare senza bilanci, improvvisando; svuota i ruoli di maggioranza e opposizione sospendendo per anni l’atto centrale della vita amministrativa, il bilancio; mortifica il confronto su dati concreti.
Preciso i termini del discorso.
La legge in vigore impone l’effettivo riequilibrio entro il secondo esercizio successivo alla data di dichiarazione di dissesto dell’Ente (nel caso di Comiso: 20 gennaio 2012).
Illuminati burocrati romani hanno preteso che il periodo di riequilibrio decorresse dal 2011 e, di conseguenza, hanno costretto il Consiglio Comunale del tempo, fra vibrate proteste, non ultima quella di chi scrive, ad approvare, in contrasto con i più elementari principi giuridici, inasprimenti fiscali con effetto retroattivo.
In base a questa geniale interpretazione il riequilibrio doveva essere raggiunto tempestivamente entro il 2012.
Non c’è che dire! Se non ci fosse di mezzo la colpevole inerzia degli amministratori dell’epoca e del Ministero dell’Interno che li avrebbe dovuto commissariare onde perseguire rapidamente lo scopo.
La realtà oggi, che siamo nel 2014, è ben altra: non ci sono ufficialmente i bilanci 2011, 2012, 2013, 2014, né il riequilibrio; ci troviamo di fronte a nuovi amministratori che dall’insediamento, avvenuto sei mesi fa, hanno dimostrato di voler chiudere la partita del dissesto. Hanno preso atto di entrate e spese contabilizzate; sulla base di queste hanno approvato le ipotesi di bilancio 2011 e 2012 (non potevano entrare nel merito di scelte altrui, il cui giudizio spetta alla Magistratura contabile). Hanno constatano che non è possibile riequilibrare entro il 2012. Non potendo “aggiustar numerini ora per allora” (equivale a falsificare), hanno chiesto di usufruire del terzo esercizio (che, fra l’altro, per metà hanno gestito) per equilibrare il bilancio. Assicuravano ed assicurano di centrare l’obiettivo entro il 2013.
Neanche a parlarne! Per la rigorosa burocrazia romana l’inadempienza è evidente e va punita con lo scioglimento del Consiglio.
Il tentativo di aggiustare le cose con un emendamento inserito nella legge di stabilità e, in extremis, nel decreto “mille proroghe”, sfuma; l’emendamento si “volatilizza” nei Palazzi.
Non oso neanche pensare al Quirinale, altrimenti dovrei dar ragione a Travaglio, che in questi giorni pubblica «Viva il re!».
Questa, in estrema sintesi, la trappola in cui si sono ritrovati un’Amministrazione ed un Consiglio Comunale che, all’epoca dei fatti e dei misfatti che hanno prodotto il dissesto non erano neanche nati.
La surreale vicenda del dissesto del Comune di Comiso potrebbe continuare con lo stesso tenore: -si scioglie il Consiglio Comunale; s’impone l’aumento di qualche tributo; si accantona qualche milioncino per pagare il Commissario che s’insedierà al posto degli eletti; s’indicono, sempre a spese dei cittadini, nuove elezioni per il rinnovo degli organi istituzionali comunali; s’insediano il nuovo Consiglio e la nuova Giunta che, “non avendo provveduto al riequilibrio entro i termini di legge”, saranno anch’essi inadempienti e da sciogliere. Così via, la storiella continua in omaggio al rigore(?) della burocrazia.
Un consiglio agli Amministratori Comunali.
Seguano, nel campo amministrativo, la strada che hanno intrapreso: approvino in Consiglio il bilancio 2013 e riequilibrino entrate e spese dell’Ente; predispongano il bilancio di previsione 2014 ponendolo a base di un serio confronto; portino subito in Consiglio i consuntivi di tutti gli anni passati onde verificare, come scrivevo prima, fatti e misfatti che hanno prodotto il dissesto ed eventuali responsabilità; evitino, mi sia consentito, inutili millanterie; ricordino sempre che del loro operato rispondono al popolo, non ai burocrati romani e/o palermitani. Quando poi si troverà un Ministro degli Interni che firmerà il decreto di scioglimento, lo impugnino chiedendo ai Giudici quale sia il reato di cui si sono macchiati.
Pasquale Puglisi