Ieri è arrivato sulla mia casella di posta il resoconto della conferenza stampa di fine anno del sindaco Abbate (se per caso non lo avete letto, lo trovate qui) e subito ho pensato che in una cosa sono finalmente d’accordo con lui: il Comune di Modica è tornato ad essere un Comune normale con una situazione economica talmente migliorata da consentire a tutti – fornitori, lavoratori – di ricevere i pagamenti che spettano loro di diritto…eccetera eccetera. Sì, vero. E il fatto che sia vero è una cosa di cui tutta la città di Modica può (finalmente) essere felice, di cui anche io posso essere solo felice, felice insieme al mio sindaco felice.
Ora, ci si può aspettare che una come me – per il ruolo pubblico che ha avuto negli anni passati, per il punto di vista di cui è tuttora convinta e che in questo suo personale spazio di opinione si permette di continuare ad esprimere (faziosamente, partigianamente, tendenziosamente e tutti gli altri “-mente” che mi si vorranno affibbiare) – cada nella tentazione (irresistibile, in effetti) di far notare ad Abbate che alla fine di tutte le cose che ha detto oggi, ne ha dimenticata una abbastanza importante: e cioè che il merito di questa normalità è del lavoro di una certa squadra che faceva capo ad una certa persona che si chiama Antonello Buscema.
Ci si può aspettare che una come me possa mettersi lì a ricordare quanto lavoro è costato negli ultimi cinque anni il risanamento finanziario a partire da un buco di 68 milioni di euro, il Piano di riequilibrio finanziario, il mutuo di 40 milioni con la Cassa Depositi e Prestiti (c’è una bella differenza, a ben vedere, tra uno che parte da -68 e uno che parte da +40) e tutte le altre solfe scritte innumerevoli volte in tutte le possibili salse per indicare l’obiettivo della normalità.
Ma siccome in questi mesi – e in queste ultime settimane in particolare – mi hanno spiegato che chi, nel suo ruolo di oppositore politico, avrebbe dovuto e potuto dire queste cose non le ha dette per non correre il rischio di risultare antipatico se non addirittura patetico, e che è per il fatto di aver detto la verità senza il piglio dei mistificatori che i vecchi amministratori hanno perso le elezioni, eccetera eccetera, tutte queste cose non le dirò.
Qualche altra cosa però voglio provare a dirla, su cosa penso di questa – giustificata – iniezione di entusiasmo.
Provo dunque a dire una cosa da semplice cittadina modicana, che si porta in aggravio i difetti della gioventù e di tutti i “-mente” di cui sopra. Provo a ricordare non il lavoro di chi ha amministrato, ma i sacrifici di tutti i modicani che negli anni passati sono stati amministrati e che sono gli stessi cittadini di oggi, che non si sono mica appena svegliati da un lungo sonno, che lo ricordano benissimo tutte le volte che sono andati al Comune a chiedere un contributo e se lo sono visti negare, tutte le volte che sono andati a reclamare un pagamento dovuto e se lo sono visti rimandare, tutte le volte che sono andati a rivendicare il diritto di abitare in una città più ordinata e sono stati costretti ad aspettare… Provo a ricordarlo da semplice cittadina: ho attraversato questi problemi senza tuttavia aver avuto la sensazione che qualche amministratore sia stato inconsapevole delle mie sofferenze di amministrata o superficiale nel trattarle, né si sia sentito a proprio agio nel dirmi di no, né abbia avuto come specifico progetto per la mia città quello di un permanente stato di sofferenza.
La sensazione che ho avuto negli ultimi cinque anni è piuttosto che amministrati e amministratori hanno fatto insieme, ognuno con la propria parte di sforzo, il percorso per la normalità: nel caso dei primi, arrabbiandosi tante volte e infine comprendendo, pazientando, stringendo i denti, o addirittura rassegnandosi e rinunciando; nel caso dei secondi, fino alla conseguenza ultima di astenersi dal lavorare alla fabbrica del consenso e quindi anche al proprio riconoscimento, al proprio successo, alle proprie ambizioni personali e politiche.
Se oggi noi cittadini modicani possiamo celebrare insieme al sindaco Abbate la festa della normalità è perché proprio noi abbiamo già pagato insieme al sindaco Buscema il prezzo di questa normalità.
Comprendere chiaramente questa cosa, ricordarcela, dircela onestamente e serenamente (se di questi altri “-mente” siamo capaci senza acredine), non vuol dire dare meriti a qualcuno per toglierli ad altri, né ridimensionare le possibilità dell’attuale Amministrazione di realizzare le proprie cose e di ottenerne un adeguato riconoscimento, cosa di cui ha tutto il diritto così come noi cittadini ce l’abbiamo di vederle effettivamente realizzate.
Comprendere chiaramente questa cosa, ricordarcela, dircela onestamente e serenamente vuol dire solo essere capaci di leggere correttamente le cose che ci accadono, anche per stare all’erta, pronti ad impedire che quelle sbagliate tornino ad accadere. Mi pare che sia questo, oggi, il nostro dovere di cittadini, una volta spenti i riflettori sulla la festa della normalità: salvaguardare ciò che abbiamo pagato a caro prezzo, stando attenti che coloro a cui ne abbiamo delegato la responsabilità non la disperdano, non la dilapidino e non ci costringano, magari tra cinque anni, a ricominciare a pagarla da capo.
Con il sano augurio di un 2014 “normale”, per tutti!