Una “Ragusa 2” in zona agricola. Sono numeri sconcertanti quelli che snocciola l’assessore comunale all’Ambiente, Claudio Conti, per spiegare la decisione di un nuovo intervento a tutela del paesaggio. Tutela dell’ambiente con conseguente utilizzo razionale del suolo. Erano questi gli orientamenti del Movimento 5 stelle in campagna elettorale. L’amministrazione comunale adesso li concretizza con scelte dei fondo. Prima l’atto con cui si stoppano le costruzioni in zona agricola inserite nel piano paesaggistico, ora un nuovo intervento che riguarda proprio lo strumento di tutela ambientale e del paesaggio. L’amministrazione comunale ha ritirato alcune osservazioni al piano paesaggistico presentate dalla precedente amministrazione. Tra le altre è stata ritirata l’osservazione contro l’articolo 42 che regola le costruzioni sparse in zona agricola e garantisce dall’eccessivo consumo di suolo dovuto all’edificazione di residenze. “Ad oggi in zona agricola – spiega Conti – risultano edificati, escluse le aree di recupero, 1,8 milioni di metri quadrati (5,5 milioni di metri cubi) pari a circa 18mila abitazioni con una popolazione insediabile di oltre 60mila abitanti: un’altra Ragusa. Non c’è quindi più spazio in campagna per nuove costruzioni residenziali ad esclusione di quelle necessarie per l’attività agricola pena un’ulteriore impermeabilizzazione dei suoli che, riducendo l’assorbimento di pioggia nel suolo, espone il territorio al rischio frane e alluvioni come nel caso della Sardegna e delle altre regioni colpite in questi ultimi giorni da dissesto idrogeologico”. Per questo motivo, “l’amministrazione – prosegue Conti – ha presentato quindi all’assessorato ai Beni culturali anche una robusta giurisprudenza sia di Cassazione Penale che di Consiglio di Stato a supporto delle proprie tesi.
Tale decisione risulta coerente con il cambiamento culturale in atto nel paese che si manifesta con il disegno di legge governativo sul consumo di suolo e con la proposta delle Regioni che in Conferenza unificata hanno richiesto ed ottenuto dal governo che per tre anni dall’entrata in vigore della legge vi sia lo stop al consumo di suolo e il parere positivo dell’Anci – conclude Conti – che auspica incentivi per un minore e migliore utilizzo del suolo a favore dei Comuni proponendo due tipi di iniziative: la riconversione e la riqualificazione degli edifici già esistenti nelle città e un’incentivazione fiscale per il recupero del patrimonio edilizio e per l’efficientamento energetico”.