L’amministrazione comunale vuole fare piena luce sulla questione, denunciata qualche settimana fa, relativa alle presunte incongruenze nelle “carte” del Piano regolatore generale. Ieri mattina il sindaco, Federico Piccitto, e l’assessore all’Urbanistica, Giuseppe Dimartino, hanno spiegato in conferenza stampa l’iter che stanno seguendo per la verifica della complicata vicenda. Iter che riguarda due filoni: un controllo interno ed uno insieme ai funzionari regionali. La documentazione attualmente a disposizione del Comune è stata già trasmessa alla Procura della Repubblica. Ma andiamo ai fatti. Nel mese di luglio il Comune aveva presentato una variante al Prg per la trasformazione di un’area da vedere agricolo a parcheggio. Da Palermo è arrivata una nota che ha messo in allarme il Comune: dalla cartografia in possesso della Regione, infatti, quell’area non era di vedere agricolo, ma produttiva. Com’è possibile la discrasia tra la documentazione detenuta a Palermo e quella che si trova negli uffici comunali? “Andando a prendere i documenti a nostra disposizione – ha spiegato l’assessore Dimartino – abbiamo appurato che, a seguito dell’approvazione del Prg con il decreto 120 del 2006, il Comune doveva poi porre in essere una serie di adempimenti per adeguare il piano e per produrre delle varianti. Ossia doveva calare le osservazioni e le modifiche segnalate dalla Regione. Una parte di varianti fu fatta subito, come per le aree Peep e quelle di recupero. Altri adempimenti, come le norme tecniche di attuazione e le zone stralciate, no. Nel 2010 la giunta inviò al consiglio comunale una serie di elaborati, presentati come semplice presa d’atto, mai visionati dal consiglio comunale, poi votati e spediti alla Regione”. Da Palermo, però, arrivò immediata una nota con la quale si faceva presente che si prendeva per buona solo la planimetria del capoluogo, rimandando al comune la totale responsabilità della fedele riproduzione dell’elaborato mentre per le zone “stralciate”, in particolare Marina, San Giacomo e Punta Braccetto, occorreva un ristudio sulla base di quanto richiesto nel decreto di approvazione del 2006. In pratica, quanto votato nel 2010 non sarebbe stata una semplice presa d’atto delle volontà delle Regione, ma una variante a tutti gli effetti che non avrebbe seguito, quindi, l’iter regolare. “Gli uffici – ha spiegato Dimartino – sono al lavoro per rivedere tutto il piano”. Si suppone che in quelle aree su cui vi sarebbero delle difformità vi siano stati degli interventi costruttivi. “Se così fosse – ha spiegato Dimartino – vi sarebbero responsabilità non indifferenti”. Il sindaco si è detto stupito del “silenzio che è calato su questa vicenda anche da parte delle forze politiche dopo il comunicato stampa di due settimane fa”.