Assolto. Il giudice più importante, il pubblico, chiamato a giudicare la sua arte ma anche il suo vissuto umano, lo ha assolto con formula piena. Si è concluso così il “Processo a Franco Cilia”, lo spettacolo-evento, con la regia di Franco Giorgio, che ieri sera è andato in scena in prima al Teatro Donnafugata di Ragusa Ibla all’interno della stagione musicale “Ibla Classica International” organizzata dall’Agimus di Ragusa presieduta da Marisa Dinatale, con la direzione artistica di Giovanni Cultrera. Protagonista assoluto è stato lo stesso artista Franco Cilia che ad apertura di sipario si fa trovare disteso al centro del palco, ormai morto per abbracciare la nuova vita. Ma è solo una finzione, l’ennesima che Cilia ha raccontato, smascherata dall’ineffabile pubblico ministero di questo particolare processo, la bravissima attrice Chiara Bentivegna, che ricorda come all’artista piaccia giocare sul tema della morte. E del resto lui stesso lo confessa: “Dipingevo e scrivevo di morte, della mia morte, ma nello stesso tempo mi accorgevo di non avere mai amato così profondamente la vita: arrivo così agli anni ’90, senza cercare copertura di comodo al mio malessere o consensi mercantili, affidati allo svolazzo d’azzurri pastelli, come la mercificazione apprezza e incoraggia in questa caduta verticale dei valori che ancora continua, nonostante le dichiarazioni solenni di principio”. E in questo palcoscenico della vita Cilia spiega di essersi stancato “della recita, del proscenio sempre uguale, mentre accadimenti improvvisi annientavano la stessa facciata del sorriso esteriore”. Una malinconica presa d’atto di una vita piena di successi in campo artistico, di tante soddisfazioni anche di natura umana, non solo professionale, ma accorgendosi comunque di essere “maledettamente solo nella mia angoscia, in una gabbia che si stringe a morsa nel tentativo di bloccare ogni movimento, mentre il magnete che il sé aveva attivato, mi riproponeva con ossessione proprio ciò che come ultima illusione avrei voluto non fosse vero: Cilia è morto!”. La narrazione di eventi che si sovrappongono nella vita, fin dall’adolescenza, quando, figlio di contadini, serviva i nobili della città, gli stessi che oggi acquistano le sue opere, i lavori di un pittore che è anche scrittore, poeta e, a ben guardare, anche ottimo attore e narratore. Fiero della sua quinta elementare, rispondendo alle pesanti accuse del pubblico ministero, Cilia racconta anche le tappe più significative della sua carriera d’artista, con le mostre a Colonia, Weimar, Copenaghen, Lisbona e in tante città italiane ed europee. Ma narra anche il suo indissolubile legame con Ragusa a cui ha già regalato alcune sue opere riuscendo perfino a ridar luce ad una vecchia timpa. Le bellissime musiche di Peppe Arezzo e le danze eleganti di Emanuela Curcio segnano alcune delle fasi più importanti della rappresentazione che nascondono ancora due sorprese. La prima è l’incontro con Elena, interpretata da Elvira Nobile, donna bellissima, protagonista di una tormentata storia d’amore che, al di là di ogni ipocrisia sociale, si conclude in un abbraccio eterno. La seconda sorpresa è l’incontro con Ginevra, la piccola nipote di Cilia, sul palco ormai una donna adulta, interpretata da Valeria Iacono, che si ritrova a parlare dell’amato nonno scomparso inaugurando una mostra retrospettiva a Parigi. Poetico il testo, scritto dallo stesso Cilia, che poi si conclude con la difesa dell’artista affidata eccezionalmente al maestro Giovanni Cultrera mentre sullo sfondo resta “la partitura ormai affidata alle tinte di fumo di una tavolozza che aveva rinunciato a tutti i colori della vita”. Ma quel “funerale barocco” immaginato ad inizio serata dal racconto di Cilia non si dovrà svolgere perché il giudice imparziale, il pubblico del teatro, assolve l’artista gridando in coro il verdetto. Applausi a ripetizione per Cilia e per tutti gli altri protagonisti dello spettacolo mentre sul palco è salito anche il vescovo di Ragusa, mons. Paolo Urso. Per l’amico artista, Urso ha speso alcune parole invitando il pubblico presente a trovare anche nell’arte il disegno divino. Prossimo appuntamento di Ibla Classica International per il primo dicembre con “Geometrie musicali di archi su piano” con Manuela Caserta al violino, Alfredo Borzì al violoncello e Tania Cardillo al pianoforte con musiche di Brahms, Piazzolla, Rachmaninov e Kapustin. Info e prenotazioni al 338.4339281 email [email protected] e [email protected] – www.iblaclassica.it – www.agimus.it. L’ingresso, per tutti gli spettacoli, è di 12 €.