Province: e se si tornasse a votare?

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Il conto alla rovescia è iniziato: per mettere definitivamente in pensione le Province, entro il 31 dicembre dovranno vedere la luce i liberi consorzi dei Comuni e le Città metropolitane (argomenti finiti, peraltro, al centro della recente laboriosa verifica interna tra Crocetta ed il Partito democratico).

Nulla di tutto questo, però, è scontato.

È vero che la Sicilia è stata un passo avanti rispetto al governo nazionale sulla cancellazione delle province, ma è anche vero che rischia ora di rimanere “al palo”, se la maggioranza non troverà in Assemblea l’intesa sulla costituzione dei consorzi. Il Parlamento regionale ha approvato la “riforma delle province”, ma si tratta della “piattaforma” sulla quale costruire ora la la nuova organizzazione amministrativa.

La giunta di governo ha predisposto due disegni di legge sulla costituzione dei Consorzi comunali e “le norme transitorie sul trasferimento temporaneo delle funzioni amministrative e strumentali delle soppresse province regionali”.
Il disegno di legge sulla costituzione dei consorzi comunali è stato già trasmesso all’Assemblea e dovrà quindi essere esaminato in commissione e successivamente discusso in Aula. Le norme sulle funzioni sono state approvate in Giunta, ma il disegno di legge dovrà essere rivisto alla luce delle osservazioni fatte dagli uffici dell’Ars.

Così, mentre non la riforma è ancora in alto mare (competenze da ridefinire, stipendi ai dipendenti da pagare) e i commissari straordinari stanno affrontando grandi difficoltà a chiudere i bilanci delle nove amministrazioni (solo ieri la Commissione bilancio ha approvato variazioni di bilancio destinando complessivamente altri 3,5 milioni alle Province), adesso anche il future si fa fosco.

Nella ipotesi che, l’ennesima lotta contro il tempo non vada a buon fine, o si dovrà decidere per la proroga degli attuali commissari – e per Ragusa e Caltanissetta sarebbe già la seconda volta – o, clamorosamente, si ritornerà alle urne, per “resuscitare” i vecchi enti e tornare al voto. Quest’ultima possibilità, di certo la meno probabile, sarebbe un contraccolpo enorme per Crocetta ed il suo governo, che, verosimilmente, accelererà già entro il mese, per dare corso alle cose una volta e per tutte.