Lettera aperta sul Teatro Garibaldi
La competizione politica si fonda su due principi di base: l’alternanza e il rispetto.
In ogni sistema libero e non bloccato, diverse realtà politiche entrano formalmente in lotta nel momento delle elezioni: una vince, le altre perdono. Ma quando una democrazia è matura si presuppone che ci siano dei valori condivisi, per cui il rispetto fra i contendenti non viene mai meno.
È questo rispetto di base che pare sia venuto meno nelle dichiarazioni rese dal sindaco di Modica e dalla nuova sovrintendente del Teatro Garibaldi e pubblicate dai giornali.
Quando, nel 2008, Antonello Buscema si insediò sulla poltrona di sindaco di Modica, chiamò Giorgio Pace e Andrea Tidona, in qualità di suoi consulenti, per rimettere letteralmente e materialmente in piedi il teatro comunale, che per vari motivi versava in condizioni molto difficili e per certi versi deteriorate (scarsa gestione della struttura, gravi difficoltà di bilancio, problemi di comfort e di riscaldamento, delusione degli abbonati, nessuna incidenza autonoma sulla vita culturale della città). Ma tali operazioni non furono precedute da dichiarazioni propagandistiche né dall’intento di documentare in maniera sprezzante i fallimenti delle precedenti amministrazioni. L’interesse era un altro: come trasformare un luogo di tale tradizione ed eccellenza, in chiara crisi di identità, in uno spazio teatrale all’altezza dei tempi, ovvero in un polmone per la vita culturale di Modica e in un polo d’attrazione per il territorio siciliano e per il turismo in generale.
Per rispondere a questa domanda nacque la Fondazione Garibaldi: a una gestione miseramente “politica” del teatro (inteso come “proprietà” del sindaco) si sostituiva un organismo indipendente – affidato a personalità prestigiose e gratuitamente disponibili (va ricordato, siccome molti sembrano far finta di averlo dimenticato, che il dott. Pace è il Direttore Operativo di uno dei più grandi teatri lirici d’Europa e che Andrea Tidona è l’attore di capacità e di successo a tutti noto) – che puntava a fare del Garibaldi un’istituzione affermata, prestigiosa, efficiente.
Ora, chi ha vinto le recenti elezioni modicane può legittimamente scegliere un’altra via, può tornare all’antico o riformare la fondazione (il ricambio di dirigenti e consulenti non è attività scandalosa, di per sé, anzi. E ad altre latitudini è noto come spoil system). Ma non può, per decenza e rispetto, permettersi di stravolgere i fatti e denigrare le persone.
Ai fatti non si comanda e i fatti sono lì, inequivocabili:
– Il sindaco afferma che il Comune diventerà il principale sponsor del Teatro. A prescindere dal non secondario fatto di sapere dove reperirà i fondi, va sottolineato che una delle sfide e delle finalità della Fondazione è stata proprio quella di non caricare le casse comunali di ulteriori costi, unitamente al fatto di separare il teatro comunale da gestioni politiche. Negli scorsi cinque anni, Palazzo San Domenico ha messo a disposizione struttura e personale, chiamando i privati a investire quei fondi che, aggiunti agli incassi, hanno sempre garantito il pareggio di bilancio. Se però, ora, sarà il Comune a pagare, non si capisce che bisogno ci sia della Fondazione, per una gestione indipendente del teatro, che rischia invece di diventare il solito carrozzone fuori controllo.
– La creazione della Fondazione Garibaldi, (realizzata appunto – dopo anni di annunci – dalla precedente Amministrazione e non certo da questa, che anzi ha la possibilità di usufruire di un ente con fatica messo in piedi da altri), ha dotato il Teatro di un organismo di gestione moderno e all’altezza dei tempi, ponendo i presupposti di un rilancio e consentendo una gestione basata anzitutto sul contributo dei privati, in una partnership virtuosa con il pubblico. Questo ha consentito importanti interventi di manutenzione e strutturali. Oggi il teatro ha per esempio un impianto di condizionamento a metano degno di questo nome, dei bagni e dei camerini dignitosi e accoglienti, oltre a dotazioni che sembrerebbero scontate, ma che cinque anni fa non lo erano affatto: una fornitura di energia elettrica regolare, un numero di telefono, una connessione a internet, una biglietteria elettronica, attrezzature audio-video, ecc.. Altro che “balena spiaggiata, con un degrado imbarazzante”!
– Il Teatro Garibaldi sotto la Sovrintendenza Pace e la direzione artistica Tidona prima e Ruta poi, ha messo in scena 170 spettacoli con oltre 34.000 spettatori, un numero svariato di eventi che hanno registrato il sold out (cioè il “tutto esaurito”) e una media di 250 abbonati. Altro che “20 abbonati superstiti”!
– Gli spettacoli di prosa e di musica andati in scena finora (si attende – e siamo già a metà ottobre – di conoscere il cartellone della stagione 2013/2014) hanno fatto entrare il Garibaldi tra i teatri più considerati del panorama nazionale oltre che, conseguentemente, nel circuito dei quotidiani più diffusi e delle più prestigiose riviste del settore. Altro che “rilancio dell’immagine”!
– Il Teatro è diventato per le scuole, per il Dipartimento di salute mentale e per molte realtà di volontariato uno spazio laboratoriale, di ricerca e di esibizione. Altro che “produzione per esaltare le migliori risorse del territorio”!
– I bilanci della Fondazione, tutti approvati regolarmente dal CdA (e dunque dai finanziatori privati), già pubblici e trasparenti, hanno sempre riportato un attivo. Altro che “difficile situazione debitoria”!
Insomma: il sindaco, la sovrintendente, la nuova Amministrazione hanno ricevuto in eredità un organismo rinnovato, ben avviato, al passo con i tempi, funzionante, solido e, come ogni altra cosa umana, ulteriormente migliorabile. A loro tocca, ora, operare in questa direzione, mettendoci almeno la stessa gratuità, la stessa sobrietà e lo stesso impegno che ci ha messo chi li ha preceduti. Evitando, per esempio, la “figuraccia” di nominare dei consulenti solo a mezzo stampa, cioè senza prima comunicare tale nomina agli interessati, e mettendoli in condizione di rifiutare l’incarico (come nel caso del prof. Nifosì, la cui professionalità avrebbe meritato ben altro rispetto). E, magari, tralasciando gli slogan da avanspettacolo, le trovate da marketing aziendale e le chiacchiere gratuite e ingiuriose.
Se però, per il mero desiderio di imporre la legge del più forte, si prova anche a capovolgere la realtà, così da azzoppare e insultare l’avversario, allora la sensazione che si dà è che si abbia solo una terribile paura di perdere la scommessa, di non saper come realizzare i roboanti proclami da campagna elettorale e si senta la necessità di pararsi le spalle. Perché chi ha l’onere e l’onore di amministrare non può permettersi di considerare la politica come un concorso da vincere a ogni costo, anche truccando le carte. Perché poi la storia, presto o tardi, presenta il conto.
Modica, 19 ottobre 2013
f.to
Antonio Sichera
Giovanni Giurdanella
Giuseppe Sammito
Concetta Bonini
Matteo Durante