Se Atene piange Sparta non ride. Non vogliamo scomodare eroi e leggende ma fermarci al nostro orticello calcistico. Atene e Sparta in quest’occasione sono Modica e Ragusa, due città in eterna competizione, così vicine e così lontane. Dalla Contea a Pennavaria, campanilismi mai sopiti che si sono sviluppati negli anni anche sui campi di calcio. L’ultimo scontro sul terreno da gioco risale a due campionati fa con gli azzurri che festeggiarono al Caitina la promozione in serie D ed i tifosi rossoblù ad ingoiare l’amaro boccone in attesa di tempi migliori. Tempi migliori che sembravano essere arrivati per il Ragusa. Sono passati due anni ma sembrano un’eternità. Oggi, ironia della sorte, la situazione calcistica delle due città è speculare.
Entrambe le squadre in mani “straniere” perché non si trovano imprenditori a Km 0 disposti a fare la loro parte, entrambe le società nel caos per motivi extra sportivi, tifosi in contestazione, presidenti dimissionari e sindaci appena eletti che si trovano due belle gattone da pelare.
Cominciamo dal Ragusa dove in estate si strabuzzavano gli occhi per l’arrivo di tale Enzo Vito, imprenditore campano venuto chissà perché a Ragusa a fare calcio. Con lui la collezione di figurine, di stranieri manco fosse l’Inter, promesse di gloria finite ben presto nella polvere. Di soldi nemmeno l’ombra, un record negativo di circa 60 mila euro di debiti in due mesi e mezzo di gestione, cambi in corsa di allenatori, dirigenti e giocatori. Insomma tutto quello che non dovrebbe succedere in una società seria. Viene da chiedersi, col senno di poi, se l’ex presidente Rimmaudo, richiamato a furor di popolo, non sia stato troppo precipitoso in estate a passare la mano. C’era un altro imprenditore, Candelieri attuale numero uno del Montalto, interessato all’acquisto della società. Rimmaudo preferì non aspettare ed accordarsi con Vito tralasciando però il curriculum dei due pretendenti al suo scettro. I tifosi sono adesso sballottati e con l’incubo di una radiazione dietro l’angolo. Hanno anche fatto una colletta per permettere ai giocatori di mangiare, giocatori che potrebbero anche non andare a Gliaca di Piraino domenica visto che servono almeno 3000 euro per la trasferta. La palla, è il caso di dirlo, è passata al sindaco Piccitto che si dice alla ricerca di imprenditori del posto. Buona ricerca sindaco, sarà come trovare il classico ago nel pagliaio. In caso di fallimento cadrà giù definitivamente il castello di carte costruito da Vito e si chiuderà bottega.
Un rischio che appare leggermente più lontano per il Modica dove il patron Cundari continua a fare le bizze. Aveva già rassegnato le sue dimissioni prima della fine dello scorso torneo. Lui stesso le aveva ritirate in estate salvo poi ripresentarle solo la scorsa settimana. “Brutta e cattiva” è in questo caso l’amministrazione comunale rea, a detta del dimissionario Cundari nel corso della sua conferenza show, di aver messo i bastoni tra le ruote alla sua società soprattutto per quanto riguarda la concessione dell’agibilità dello stadio. Dopo la proclamazione delle sue dimissioni la risposta del sindaco Abbate è stata spiazzante: “Ok, prendiamo la squadra se non la vuoi più, arrivederci e grazie”. Nessuna polemica né un rimpiattino di responsabilità. La sensazione è che l’amministrazione sia già al lavoro per non farsi trovare impreparata qualora il 15 novembre Cundari dovesse confermare le proprie scelte. I tifosi nel frattempo hanno fatto la loro scelta. Essere presidente del Modica deve essere un onore e non un onere, gli ultras non vogliono più Cundari a capo della società dopo la data da lui stesso indicata. Quindi le dimissioni dovrebbero essere questa volta senza ritorno. Il condizionale è d’obbligo però perché i colpi di scena sono sempre dietro l’angolo. Il gruppo organizzato degli ultras vogliono però chiarezza e chiedono ad Abbate di adoperarsi per trovare qualcuno disposto a raccogliere l’eredità degli ultimi grandi presidenti vincenti del passato come Aurnia e Radenza. Anche qua ricerca non facile. Rivolgersi a “Chi la visto?”?