IL CHIARO
La scala di bisogni dell’uomo prevede cinque differenti livelli: la persona si realizzerebbe quando soddisfa dapprima i bisogni più elementari (necessari alla sopravvivenza dell’individuo) fino ad arrivare ai più complessi (di carattere sociale).
I livelli di bisogno sono:
Bisogni fisiologici (fame, sete, ecc.)
Bisogni di salvezza, sicurezza e protezione
Bisogni di appartenenza (affetto, identificazione)
Bisogni di stima, di prestigio, di successo
Bisogni di realizzazione di sé (realizzando la propria identità e le proprie aspettative e occupando una posizione soddisfacente nel gruppo sociale).
Di certo varie critiche sono state mosse a questa scala (peraltro, anche abbastanza datata) perché semplificherebbe in maniera drastica i reali bisogni dell’uomo, ma da qui ad assistere a scene in cui l’oggetto del desiderio diventa (ad ogni costo e, soprattutto, talvolta senza averne la reale possibilità economica) un telefonino di ultima generazione, ce ne passa…
LO SCURO
Ai giorni nostri, capita sempre più di frequente che molte persone, che riescono a stento a pagare l’affitto di casa o le bollette, abbiano però sempre a portata di mano il loro smartphone ultratecnologico, Samsung o Apple che sia (attualmente il braccio di ferro sembrerebbe giocarsi tra questi due grossi marchi).
A breve verrà commercializzato anche in Italia il nuovo modello I-Phone e, come già accaduto per il modello precedente, molti faranno lunghe file pur di accaparrarselo (magari gli stessi che alle poste o in banca protestano se attendono più di 10 minuti!).
Le motivazioni di tale “follia” generale possono essere molteplici:
– il desiderio di sentirsi appartenenti alla categoria di coloro che possono permettersi un simile bene;
– il condividere un oggetto posseduto da una buona parte della collettività (purchè non sia la “massa”!), il che significa, di conseguenza, omologarsi anche a livello di gusti, usanze e perfino di un gergo specifico legato alle differenti funzioni/applicazioni;
– al contempo, possedere un oggetto così costoso, può simboleggiare il desiderio di differenziarsi, esprimendo il proprio modo di essere, la propria scala di valori, la propria visione del mondo…
– infine, c’è la categoria di coloro che in gergo vengono chiamati “tecnodipendenti”, dipendenti dalle novità tecnologiche, un fenomeno complesso che spesso viene sottovalutato.
Tutti questi ingredienti, evidentemente, portano alla “necessità” di possedere un telefonino che racchiude in sé tanti significati, almeno a livello simbolico.
Peccato solo che molti di coloro che sono in possesso di un simile oggetto, poi non ne conoscano neppure tutte le potenzialità o le funzioni…
Di certo, sono stati bravi coloro che hanno “generato” quasi nuovi bisogni e che, con incredibili operazioni di marketing, hanno portato in auge i loro prodotti tecnologici.
La felicità paradossale che deriva dal possedere un simile oggetto, proviene quindi dall’idea fittizia di benessere individuale, da una falsa autogratificazione, dall’illusione che un desiderio sia stato soddisfatto. Sembra quasi che anche l’ “ormone della felicità” si metta a dispensare un senso di benessere, in modo innaturale…
Eppure la stessa sensazione di insoddisfazione nasce, paradossalmente, dal troppo.
E’ esattamente come un cane che si morde la coda…
D’altra parte, come restare impassibili nell’udire la voce della “signorina” Siri, una funzione, presentata come “assistente personale” come se fosse una persona reale, che sembra quasi conversare con noi, o rispondere ad ogni nostro desiderio, talvolta perfino in modo ironico!
Oppure, come non esaltarsi di fronte alla possibilità di scrivere un testo usando solo la voce?
Utilissimo non solo in casi di difficoltà motorie, ma anche per risparmiare tempo e rivoluzionare il proprio modo di comunicare e lavorare!
Chi vi scrive non rimane di certo indifferente di fronte alle molteplici applicazioni pratiche e alla possibilità di ottimizzare i tempi, ma si tratta pur sempre di una questione di priorità!
Poco chiaro risulta ancora cosa realmente spinga, in certi casi (di certo, non è il caso di una persona se lo può realmente permettere) ad un acquisto simile, chi non mette in cima alla lista delle proprie spese voci come “vitto”, “bollette”, “affitto”, “vestiario”…
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La rubrica “ChiarOscuro” è curata dalla dott.ssa Daniela Maimone, psicologa e psicoterapeuta www.psicologiaepsicoterapia.it
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